L'Aquila quindici anni dopo il terremoto: il triste ricordo delle vittime del sisma del 2009

Il 6 aprile 2009 si registrò a L'Aquila il quinto terremoto più forte della storia dell'Italia: la città non potrà mai dimenticare le sue vittime

Erano le 3.32 della notte del 6 aprile 2009 quando un terremoto di magnitudo 5.9 sulla scala Richter colpì e rase al suolo gran parte della città di L’Aquila e dei borghi nella sua provincia.

Sono passati quindici anni dalla tremenda tragedia che spezzò all’improvviso la vita ad oltre 300 nostri connazionali: la città capoluogo dell’Abruzzo ha ricordato il triste anniversario.

L’Aquila, 15 anni fa il tremendo terremoto: il ricordo della città

Il bilancio delle vittime è noto: 309 i morti, 1600 i feriti e 65mila gli sfollati. Sono trascorsi quindici anni esatti da quella che a tutti gli effetti può essere considerata una delle notti più tragiche della storia del nostro Paese.

Come ogni anno accade, anche in questo 2024 il capoluogo abruzzese ha ricordato le vittime del dramma e questa notte lo ha fatto con un fascio di luce, acceso nel cortile centrale di Palazzo di città. “I ricordi, in questi quindici anni, sono stati i nostri compagni silenziosi e discreti, che ci hanno guidato nelle scelte verso la rinascita della nostra città, sono stati la nostra bussola interiore” – ha detto il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, nel corso della messa commemorativa.

L’Aquila, 15 anni fa il tremendo terremoto: il futuro in mano ai giovani

Elisa Nardi e Tommaso Sponta, due giovani ragazzi nati proprio a L’Aquila e studiosi di musica, rappresentano nella notte abruzzese il futuro della città, con un occhio sempre rivolto al passato, per non dimenticare. I due, dopo la fiaccolata, hanno acceso il braciere al Parco della Memoria. Poi ci sono Vincenzo e Federico Vittorini, padre e figlio che rappresentano le famiglie devastate in quel 2009: “Questo è un momento in cui dobbiamo passare il testimone alle nuove generazioni.

Il terremoto lo ha subìto una comunità intera, specie i più giovani, su di loro dobbiamo investire per creare opportunità nuove all’interno della comunità” – dice il ragazzo.