Milano, 23 gen. (askanews) – Oswiecim è una città di circa 40.000 abitanti nella Polonia meridionale, nota soprattutto per essere il luogo in cui i nazisti costruirono il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, diventato il simbolo dell’Olocausto di sei milioni di ebrei europei, un milione dei quali morirono in questo luogo tra il 1940 e il 1945. Gli abitanti della città, alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz (27 gennaio 1945), oggi sono divisi fra chi è orgoglioso di essere custode della memoria di quanto accaduto 80 anni fa e chi vorrebbe in qualche modo andare avanti dissociando il passato dal presente.
“Sono morte così tante persone ed è per questo che bisogna conservare la memoria di queste persone. Questa è la cosa più importante”, dice Andrzej Ryszka, sindaco di Brzezinka, cittadina che dai nazisti venne chiamata Birkenau. “D’altra parte sarebbe stato difficile spiegare alla gente dopo la guerra che non dovevano tornare nella terra che apparteneva loro, perché era lì che vivevano prima della guerra. Hanno ricostruito le loro case e sono nate le generazioni successive.”
“Oswiecim è una città con quasi otto secoli di storia e i suoi abitanti hanno il diritto di vivere normalmente”, spiega il sindaco della città Janusz Chwierut.
“Se mia nonna fosse ancora viva, non accetterebbe che io viva qui perché mia nonna, che riposa in pace, è una sopravvissuta di Auschwitz. Sarebbe uno scandalo per lei sapere che sono qui”, ha spiegato l’israeliana Hila Weisz-Gut, l’unica ebrea residente oggi a Oswiecim. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, gli ebrei costituivano oltre il 60 percento della popolazione cittadina.