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La tragica storia di Tommaso Onofri (di soli 18 mesi) iniziò il 2 marzo 2006 quando la sua vita benne brutalmente interrotta da un atto di violenza che avrebbe scosso profondamente la comunità di Casalbaroncolo (frazione di Parma) e l’Italia intera.
Due banditi incappucciati fecero irruzione nella casa della famiglia Onofri, rapendo il piccolo Tommy. In questo articolo vogliamo ricordare il bambino, che se fosse ancora vivo oggi sarebbe un ragazzo di 20 anni. Come è morto Tommy? E perché?
La storia di Tommaso Onofri: come è morto?
Durante la cena, mentre mamma Paola dava da mangiare al figlio Sebastiano (all’epoca di 7 anni) e Tommaso protestava nel seggiolone per la pappa che non voleva più, si verificò un imprevisto: andò via la luce.
Papà Paolo, abituato a questi guasti, si alzò per riattivare l’elettricità. Accese delle candele sul tavolo per illuminare la stanza e si diresse verso l’interruttore.
L’Irrompere dei rapitori
Mentre Paolo si avvicinava all’interruttore, fu sorpreso dal ritorno precipitoso nella stanza, respinto da una forza esterna. Due uomini con il volto coperto fecero irruzione nel tinello. La situazione precipitò rapidamente: uno dei rapitori puntò una pistola sulla nuca del piccolo Tommaso, che scoppiò in un pianto disperato, mentre l’altro intimidì i coniugi Onofri, esigendo dei soldi.
Paolo e Paola, tremanti e spaventati, riuscirono a radunare 150 euro, che consegnarono ai malviventi. I rapitori, dopo aver ottenuto il denaro, costrinsero i genitori a sdraiarsi sul pavimento e li legarono con del nastro adesivo. Con il denaro in mano, i rapitori fuggirono.
La realizzazione dell’orrore
Quando il rumore dei rapitori che si allontanavano svanì, i coniugi Onofri si accorsero che il pianto di Tommaso era cessato. Distesa a terra, Paola intravide i piccoli piedini di Tommaso che si allontanavano.
In quel momento, la verità divenne agghiacciante: la rapina era solo una copertura per un rapimento. L’incubo che avevano vissuto non era finito, ma stava appena iniziando.
L’indagine e le rivelazioni
Dopo il rapimento di Tommaso Onofri, l’attenzione degli investigatori si concentrò su un gruppo di operai che avevano recentemente lavorato nella casa della famiglia Onofri. In seguito, emerse un elemento cruciale: un’impronta su un frammento di nastro adesivo lasciato sulla scena del crimine.
Questo indizio portò all’indagine di Mario Alessi, un manovale con un passato inquietante.
Il passato di Mario Alessi
Alessi era già stato condannato agli arresti domiciliari per aver violentato una ragazza davanti al fidanzato carabiniere. L’uomo divenne il principale sospettato. Inizialmente indagato per falsa testimonianza e concorso in sequestro, Alessi alla fine confessò di aver rapito Tommy, ma rifiutò di rivelare il luogo dove si trovava il bambino.
In seguito, accusò un complice, Salvatore Raimondi, anche lui risultante pregiudicato. Le impronte sul nastro adesivo furono confermate come appartenenti a Raimondi.
La tragica verità
Alessi, pur negando inizialmente di aver toccato il bambino, alla fine ammise la verità: “Non cercatelo più, è morto. È stato ucciso un’ora dopo essere uscito di casa”. Questa confessione portò alla scoperta di una verità sconvolgente. Il piano di rapimento, orchestrato da Alessi con la complicità della sua compagna Antonella Conserva e di Raimondi, prevedeva inizialmente un riscatto di 5 milioni di lire.
Tuttavia, dopo aver preso Tommy, qualcosa andò storto. Alessi, rimasto solo con il bambino, lo uccise brutalmente. Tommaso fu strangolato, gli venne fratturata la mandibola e fu inoltre sottoposto a violenze fisiche estreme. Le motivazioni esatte di questo crimine rimangono oscure.