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Un eroe tra le macerie
Massimiliano Galletti, un paramedico marchigiano di 59 anni, ha perso la vita a Kiev dopo un mese di coma a causa delle ferite subite da un colpo di granata. Non era un combattente, ma un soccorritore che ha dedicato la sua vita ad aiutare chi si trovava in difficoltà. La sua storia è un esempio di coraggio e altruismo, un richiamo alla necessità di riconoscere il valore di coloro che operano in contesti di guerra per salvare vite umane.
Il sacrificio di un uomo
Galletti non era un foreign fighter, ma un uomo che ha scelto di prestare assistenza ai combattenti al fronte. La sua missione umanitaria lo ha portato a operare nelle retrovie, dove ha subito un colpo fatale. La moglie, Donatella Scarponi, ha vissuto giorni di angoscia, sapendo che il marito era in pericolo ma senza avere notizie certe. La conferma della sua morte è arrivata solo dopo un lungo mese di attesa, un periodo di buio totale per la famiglia.
Il ricordo di una figlia
Aurora, la figlia di Massimiliano, ha condiviso il suo dolore sui social, descrivendo il padre come un eroe. Le sue parole toccanti esprimono l’amore e l’ammirazione che provava per lui. “Sei sempre stato il mio punto di riferimento”, ha scritto, evidenziando il legame speciale che li univa. Questo tributo non solo celebra la vita di un uomo, ma mette in luce anche il sacrificio di chi, come Galletti, ha scelto di mettere a rischio la propria vita per salvare gli altri.
Un impegno che continua
La storia di Massimiliano Galletti non è solo quella di un uomo che ha perso la vita in guerra, ma anche di un impegno che continua. La Protezione Civile italiana, con cui aveva collaborato, ha svolto un ruolo cruciale nel supportare gli sfollati ucraini. Galletti aveva iniziato la sua missione umanitaria due anni fa, recandosi in Polonia per aiutare chi scappava dalla guerra. La sua determinazione e il suo spirito di servizio rimarranno un esempio per tutti coloro che desiderano fare la differenza in situazioni di crisi.