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Un dramma silenzioso
La storia di Alessandro Giacoletto e Cristina Masera, una coppia di Orbassano, in provincia di Torino, è un triste esempio di come il dolore possa rimanere inespresso fino a diventare insostenibile. La loro unica figlia, una giovane donna di ventotto anni, si è tolta la vita due anni fa, dopo aver rivelato ai genitori le violenze sessuali subite da un parente durante l’infanzia. Un trauma che ha segnato profondamente la sua vita e che, purtroppo, ha avuto ripercussioni devastanti anche sui genitori.
Il racconto della sofferenza
Il 4 dicembre, la coppia ha deciso di raccontare la propria storia al giornale locale “L’Eco del Chisone”, esprimendo il loro dolore e la loro impotenza di fronte a una situazione che nessuno, né in famiglia né a scuola, aveva mai notato. Pochi giorni dopo, il 9 dicembre, Alessandro e Cristina sono stati trovati privi di conoscenza nella loro auto, chiusa nel garage di casa. Nonostante i soccorsi, Cristina è deceduta nove giorni dopo, mentre Alessandro ha seguito la moglie il 23 dicembre, dopo due settimane di lotta in rianimazione.
Un omicidio psichico
In un’intervista, la coppia aveva dichiarato che il termine “suicidio” non rende giustizia alla loro situazione. Secondo loro, chi si toglie la vita a causa di violenze subite è vittima di un “omicidio psichico”, e il vero colpevole è l’aguzzino. Questa tragica vicenda solleva interrogativi profondi sulla prevenzione e il riconoscimento degli abusi, che spesso rimangono nell’ombra, invisibili agli occhi di chi circonda le vittime. La giovane donna, prima di morire, aveva raccontato ai genitori che gli attacchi d’ansia che la tormentavano da anni erano il risultato di quegli abusi, perpetrati da un familiare ormai deceduto.
La necessità di sensibilizzazione
Questa storia mette in luce l’importanza di una maggiore sensibilizzazione riguardo agli abusi sessuali e alla salute mentale. È fondamentale che le comunità imparino a riconoscere i segnali di sofferenza e a offrire supporto a chi ne ha bisogno. La tragedia di Orbassano non deve essere dimenticata, ma deve servire da monito per tutti noi, affinché si possa costruire un ambiente più sicuro e accogliente per le vittime di abusi. Solo attraverso l’ascolto e la comprensione possiamo sperare di prevenire altre tragedie simili.