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Un’esperienza traumatica
Cecilia Sala, giornalista italiana, ha recentemente condiviso la sua esperienza di detenzione nel carcere di Evin, in Iran, durante un’intervista a ‘Che tempo che fa’. La sua testimonianza è un racconto di paura e resilienza, che mette in luce le difficoltà affrontate da chi si trova in situazioni simili. Sala è stata arrestata mentre si trovava in Iran per motivi di lavoro, e la sua detenzione è durata 21 giorni, un periodo segnato da interrogatori incessanti e isolamento.
Il terrore dell’isolamento
Durante l’intervista, Sala ha descritto l’isolamento come uno dei momenti più drammatici della sua detenzione. “Il tempo che ti spezza” è un’espressione che ha usato per descrivere la sensazione di impotenza e paura che ha provato. I rumori strazianti provenienti dalle altre celle, i pianti e i tentativi di autolesionismo dei detenuti hanno reso la sua esperienza ancora più traumatica. “Avevo paura di perdere il controllo”, ha confessato, rivelando la fragilità della sua condizione mentale in quel contesto.
Il peso delle incertezze geopolitiche
Oltre alla paura personale, Sala ha vissuto l’angoscia legata alla situazione geopolitica del Medio Oriente. L’imminente insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti ha alimentato le sue preoccupazioni. “Se avesse annunciato ritorsioni contro l’Iran, la mia situazione sarebbe potuta complicarsi ulteriormente”, ha affermato. La consapevolezza di essere un ostaggio in un contesto internazionale instabile ha reso la sua detenzione ancora più angosciante.
Un finale inaspettato
Il giorno della sua liberazione, Sala ha vissuto un mix di emozioni. La diffidenza nei confronti delle persone che l’hanno prelevata era palpabile; temeva che potessero essere i pasdaran e non l’intelligence iraniana. Solo quando ha visto un volto familiare all’aeroporto militare ha realizzato che era finalmente libera. “Ho fatto il sorriso più grande della mia vita”, ha raccontato, esprimendo la gioia di riunirsi con i suoi cari dopo un’esperienza così traumatica.