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La strage di Monreale: un racconto drammatico di una notte di violenza

Immagine evocativa della strage di Monreale

Un giovane racconta la sparatoria che ha sconvolto la comunità di Monreale.

Il racconto di una notte di terrore

Una notte di violenza ha scosso Monreale, un comune alle porte di Palermo, dove tre giovani hanno perso la vita in una sparatoria che ha lasciato la comunità in stato di shock. Un audio diffuso su TikTok ha rivelato la testimonianza di un giovane che, in lacrime, racconta gli eventi drammatici che hanno preceduto la tragedia.

Secondo le ricostruzioni, tutto è iniziato con un banale incidente tra due gruppi di giovani, ma la situazione è rapidamente degenerata in una violenza inaspettata.

La scintilla che ha acceso la violenza

Il giovane narratore descrive come un gruppo di palermitani si sia avvicinato allo scooter di Salvatore Turdo, una delle vittime. Un gesto che ha scatenato una reazione violenta. Salvatore Calvaruso, uno dei presunti autori del triplice omicidio, avrebbe rischiato di investire Turdo, provocando una reazione immediata. “Salvo, che era testa calda, gli ha detto attento che ci sono anche i bambini”, racconta il giovane. Questo scambio di parole ha dato il via a una lite che, da un semplice battibecco, si è trasformata in una rissa violenta.

La rissa e la tragica escalation

La testimonianza prosegue descrivendo come i giovani di Monreale abbiano iniziato a colpire i palermitani con i caschi, mentre questi ultimi, in evidente difficoltà, hanno subito gravi ferite. “Erano con i volti insanguinati”, racconta il giovane, evidenziando la brutalità della situazione. Ma la violenza non si è fermata qui: i palermitani, dopo aver subito l’aggressione, sono tornati armati e hanno aperto il fuoco. “Alla fine, i palermitani sono tornati e hanno preso ‘i ferri’ e hanno iniziato a sparare”, afferma il testimone, sottolineando la rapidità con cui la situazione è degenerata.

Un dramma personale e collettivo

Il racconto si fa ancora più toccante quando il giovane rivela di aver assistito alla morte di Salvo, che, ferito al collo, gli chiedeva aiuto. “Mi è morto tra le braccia, aveva una ferita al collo e io non sapevo cosa fare”, confessa, lasciando trasparire il dolore e la frustrazione di non poter salvare un amico. Questo dramma personale si intreccia con quello collettivo di una comunità che si trova a fare i conti con una violenza inaccettabile e con la perdita di vite giovani e promettenti.