A partire dal prossimo anno, la lingua latina potrebbe tornare ad essere una delle materie studiate durante il secondo anno delle scuole secondarie di primo grado. Questo, secondo il Ministro Valditara, avrebbe lo scopo di riaccendere l’interesse degli studenti verso le radici della lingua italiana, fondendolo con i suoi componenti linguistici.
Riforma Valditara: latino alle medie e una nuova prospettiva sulla storia d’Italia
Secondo il Ministro, lo studio del latino alle medie non prevede solo l’apprendimento di una lingua estinta, ma serve come porta d’ingresso alle radici etimologiche delle parole che usiamo ogni giorno, migliorando così la nostra comprensione generale dei metodi di comunicazione e dei valori culturali che possediamo. È quindi un’opportunità per concepire la lingua italiana in modo diverso, apprezzandone la profondità e i cambiamenti che ha subito nel tempo. Tuttavia, gli aggiornamenti non finiscono qui. Un altro aspetto interessante della riforma si concentra sulla storia, che recupera effettivamente importanza nei programmi scolastici. L’obiettivo qui è narrare la storia della nazione italiana dal più lontano possibile fino ad oggi senza essere eccessivamente dogmatici. Valditara ha osservato che la storia è meglio descritta come la “scienza dell’uomo nel tempo”, una materia che consente una comprensione critica delle trasformazioni sociali senza la logica confusa delle filosofie. L’idea è restituire agli studenti un racconto coerente e motivante, prestando particolare attenzione agli approcci dispersivi.
Valditara, non solo poesie e latino alle medie: un ritorno alla letteratura
Non solo storia e latino alle medie, ma anche letteratura riceverà un’importante attenzione nella scuola del futuro. Fin dalle prime classi di scuola primaria si coltiverà l’insegnamento della letteratura, con l’obiettivo di stimolare gli studenti ai miglioramenti delle loro capacità linguistiche. Valditara ha fatto notare che, avete ragione, è in continuazione molto importante migliorare le competenze legate alla lingua scritta. Si tratta non solo degli scrittori di grande fama dell’epoca, ma anche dei libri per l’infanzia, ad esempio delle filastrocche, delle poesie o delle strofe, per attivare il gusto per i linguaggi estesi negli alunni di questa età. Il programma non è limitato solamente alla linguistica ed alla linguistica culturale. La riforma intende perciò favorire il ripristino dell’educazione musicale almeno dagli anni dell’asilo, per far sì che vengano in particolar modo ampliati gli orizzonti che i bambini possano avere in relazione con la musica e la sua storia. Cosi come adesso, i bambini potrano anche imparare a memoria poesie, e non solo i classici ma anche poeti e scrittori attuali come Pascoli e Saba. L’introduzione di queste novità, però, non sarà immediata. La riforma, infatti, dovrebbe entrare in vigore con l’anno scolastico 2026-2027, ma prima ci sarà un ampio dibattito aperto a tutte le parti coinvolte nel mondo scolastico, dalle scuole stesse alle associazioni disciplinari. Entro marzo 2026, il governo si aspetta di avere le ultime modifiche pronte per rendere effettive le novità in tutte le classi italiane.