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La riforma Rai ha iniziato, con il consenso di M5s e Avs in merito alla votazione sul cda; tuttavia, il Pd ha espresso contrarietà.

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La maggioranza intende continuare il processo di rinnovo dei direttivi Rai, pur accettando la richiesta dell'opposizione di riformare prontamente la televisione pubblica. M5s e Avs approvano tale mossa, intenzionati a partecipare al voto per l'elezione dei consiglieri parlamentari, nella speranza di contrastare il governo di Meloni. Il Pd, però, ha deciso di non partecipare ai voti. I democratici insistono che la riforma deve avvenire prima delle nomine. C'è un'intenzione di facilitare il dialogo tra maggioranza e opposizione, ma il candidato di Forza Italia, Simona Agnes, non è considerato neutrale dall'opposizione che conferma il rifiuto di partecipare alle sessioni. Per risolvere l'impasse, potrebbe esserci un secondo tentativo della maggioranza o la ricerca di un presidente garante. Giovedì saranno nominati i quattro consiglieri parlamentari e ci sono segnalazioni che l'opposizione potrebbe partecipare alla votazione.

La maggioranza è determinata a portare avanti il processo di rinnovo dei direttivi Rai, pur accogliendo la richiesta dell’opposizione di avviare rapidamente la riforma della televisione pubblica. Questo passo è applaudito sia dal M5s che da Avs, che riaffermano la loro volontà di partecipare al voto per l’elezione dei quattro consiglieri nominati dal parlamento, previsto sia alla Camera che al Senato. Il loro obbiettivo dichiarato è quello di non lasciare spazio al governo di Meloni. Il Pd, tuttavia, dopo una serie di riunioni, ha deciso di non partecipare ai voti. “Siamo coerenti con i nostri discorsi e non ci lasciamo manipolare. Crediamo che dobbiamo mantenere la nostra lotta sia in vigilanza che altrove. Questo non è un disimpegno, ma piuttosto una mobilitazione più intensa che emerge da una posizione di coerenza irreprensibile. Non vediamo il motivo per il rinnovo del Cda, dato che già controllano la Rai. Altri devono rispondere di aver cambiato tattica. Dobbiamo capire come gestire questa questione dal punto di vista della comunicazione, ma la direzione è chiara”. La linea generale di evitare il voto per il presidente in Commissione di Vigilanza rimane invariata, impedendo così il raggiungimento del quorum necessario per l’incarico. I democratici continuano a richiedere che la riforma avvenga prima delle nomine, come ha affermato la segretaria Elly Schlein. Il pressing per iniziare il procedimento è continuato nella mattinata grazie all’intervento della presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, seguendo un mandato unanime del duplice organo parlamentare.

Claudio Fazzone, presidente dell’ottava Commissione del Palazzo Madama e senatore di Forza Italia, ha dichiarato che tutti i progetti di legge saranno collegati a partire dal primo di ottobre. L’intento è quello di facilitare un dialogo utile tra maggioranza e opposizione. Questo stratagemma punta ad attrarre l’opposizione per risolvere l’impasse riguardante la presidenza. Il candidato di Forza Italia, Simona Agnes, da nominare dal Mef insieme al futuro CEO Giampaolo Rossi, però non viene considerato sufficientemente neutrale dall’opposizione. Quest’ultima conferma il suo rifiuto di partecipare alle sessioni a Palazzo San Macuto. Di conseguenza, c’è una probabilità elevata di bocciatura, che potrebbe portare a un secondo tentativo della maggioranza, magari dopo le elezioni in Liguria, sperando che una parte dell’opposizione possa cambiare idea, o in cerca di un presidente garante. Quest’ultima soluzione, è sostenuta anche dal Palazzo Chigi, che continua a interagire con l’opposizione, ma che potrebbe destabilizzare l’equilibrio del centrodestra. Intanto, giovedì saranno nominati i quattro consiglieri parlamentari. Fdi dovrebbe scegliere Federica Frangi, eleggendo così la seconda donna insieme ad Agnes. La Lega deciderà all’ultimo momento se scegliere Alessandro Casarin o Antonio Marano: entrambi potrebbero assumere il ruolo di presidente pro-tempore in qualità di consiglieri anziani. Invece, il Movimento 5 Stelle si appresta a confermare Alessandro Di Majo. “L’idea di non partecipare alle sessioni è stata respinta dall’Assemblea” – si legge in una nota del partito.

Sembra che l’abbandono dell’organo di amministrazione da parte delle forze d’opposizione sia dannoso per l’interesse pubblico, visto che avrebbero dovuto esercitare le funzioni di sorveglianza, controllo e garanzia. Il problema del lato sinistro persiste. Angelo Bonelli, esponente dell’Avs e portavoce dei Verdi, ha dichiarato che non permetteranno che quella posizione sia utilizzata per supportare Meloni, e perciò decideranno di partecipare. E’ possibile che lui o un altro rappresentante indicasse un candidato quale Roberto Natale, una scelta che potrebbe riscuotere l’approvazione del Pd, se decidessero di partecipare al voto. La maggior parte dei politici dem insistono per partecipare, tuttavia Schlein sembra certa che sia meglio non essere inclusa in quella che ha recentemente criticato come una divisone di sedie.