L’avvocato Nicola Madia, che rappresenta uno dei medici sospettati nel caso della morte del giornalista Andrea Purgatori, ha messo in dubbio le conclusioni dei consulenti medico-legali designati dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma. Ha sottolineato che l’analisi dei consulenti non ha fornito chiarezza sulla causa esatta del decesso del giornalista. Trova difficile insostenibile l’idea che il processo penale contro il suo cliente potrà proseguire. Al processo, i consulenti designati dal tribunale di Roma che hanno condotto l’esame post-mortem sono stati interrogati.
Tra i sospettati per omicidio colposo figurano il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. L’avvocato Madia ha sostenuto, citando una regola stabilita dalla Cassazione, che prima di accusare qualcuno di qualsiasi responsabilità, la causa della morte di una persona deve essere stabilita con sicurezza assoluta. In questo caso particolare, dichiara che queste cause restano sconosciute. Secondo lui, il decesso sarebbe dovuto a un tumore polmonare avanzato al quarto stadio e metastatico, e alle sue complicazioni naturali.
Il difensore penale sostiene che non vi sono le condizioni per proseguire il procedimento nei confronti del suo cliente, un cardiologo che ha avuto la responsabilità della cura di Purgatori. Tale affermazione si basa sulle testimonianze degli esperti, i quali hanno affermato che l’unica certezza è che Purgatori avrebbe contratto l’endocardite infettiva al Policlinico. Tuttavia, questa affermazione è stata parzialmente confutata quando gli stessi esperti hanno rivelato che nell’autopsia non è stato individuato alcun batterio nel corpo. Il giudice ha rinviato l’udienza al 13 novembre, data in cui saranno ascoltati i consulenti. La perizia indica che i neuroradiologi coinvolti non hanno correttamente interpretato l’esame di risonanza magnetica effettuato l’8 maggio 2023, a causa di incompetenza e imprudenza, nonché quelli del 6 giugno e dell’8 luglio per incompetenza. Secondo l’opinione degli stessi periti, il cardiologo Laudani ha condotto indagini diagnostiche insufficienti, facendo registrare una serie devastante di errori e omissioni.