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Forte preoccupazione nella giovane Avvocatura italiana, con la nota trasmessa dall’ANAC alla Cabina di regia ed ai Ministri dell’Economia e delle infrastrutture: si richiede un intervento legislativo per armonizzare la disciplina dell’equo compenso al codice dei contratti pubblici.
Le proteste dopo la nota dell’Anac
La nota è stata «trasmessa alla cabina di regia presso la presidenza del Consiglio e ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, si richiede un intervento legislativo per armonizzare la disciplina dell’equo compenso al codice dei contratti pubblici».
Secondo il sindacato dei professionisti presieduto da Carlo Foglieni l’iniziativa punta ad «una vera e propria ‘neutralizzazione’ della legge 49/2023 (la disciplina sulla giusta remunerazione per i servizi degli autonomi in vigore dal 20 maggio scorso, ndr) contenente le tutele, faticosamente ottenute, per i compensi degli occupati indipendenti».
La giovane avvocatura, rappresentata dall’Aiga, non ci sta
Per l’Aiga:
«non si comprende perché, negli appalti pubblici, ai lavoratori dipendenti debba essere garantita la tutela equivalente a quella prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro di settore, che noi riteniamo, profondamente, giusta e analoga tutela non debba essere garantita ai professionisti».
La giovane avvocatura continuerà nella sua battaglia
La giovane avvocatura continuerà a vigilare sui tentativi di eludere l’applicazione della norma sull’equo compenso per garantire il rispetto di uno dei diritti fondamentali in favore di tutti i professionisti e promuoverà ogni azione, in tutte le sedi, volte a scongiurare qualsivoglia tentativo di ‘demolizione’ della legge faticosamente approvata.