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La morte di una donna a Mantova solleva interrogativi sulle ragioni e su possibili complici.

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Un ragazzo di 17 anni ha confessato l'omicidio di Maria Campai a Viadana, Mantova. Spinto dal padre a consegnarsi, ha ammesso di aver voluto "sperimentare" l'atto di uccidere. Si era fortificato fisicamente e aveva studiato metodi per disarmare una persona. La vittima sarebbe stata prima stordita con attrezzi sportivi, poi soffocata. L'adolescente potrebbe avere avuto dei complici. Una prossima autopsia stabilirà le cause esatte della morte. Curiosamente, il giovane usava online lo pseudonimo dell'assassino di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta.

Un giovane di 17 anni, appassionato di arti marziali miste, ha confessato l’omicidio di Maria Campai a Viadana, in provincia di Mantova. Era stato il padre dell’adolescente a portarlo in caserma, sostenendo che se il figlio era colpevole, avrebbe dovuto subire le conseguenze delle sue azioni. La confessione del ragazzo è stata chiara e senza rimorso, rivelando che desiderava sperimentare cosa si sente ad uccidere. Era diventato più fisicamente forte negli ultimi mesi e aveva recentemente ricercato sulla rete metodi per disarmare una persona con le mani vuote. Secondo le indagini preliminari, Maria Campai sarebbe stata prima stordita con degli attrezzi sportivi, e poi soffocata. Il padre dell’adolescente ha indicato la possibilità di almeno due complici nell’omicidio di Maria Campai. L’autopsia, programmata per martedì, servirà a determinare con precisione le circostanze e le cause della morte. Stranamente, il ragazzo aveva adottato come pseudonimo in un videogioco online il nome dell’assassino di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta.