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La memoria di Gorla: un racconto di sopravvivenza e resilienza

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Un viaggio nella memoria di un sopravvissuto alla strage di Gorla, tra dolore e speranza

Il ricordo di una mattina tragica

Il 20 ottobre 1944 è una data che rimarrà impressa nella memoria di chi ha vissuto la strage di Gorla. Un giorno che ha segnato la vita di molti, in particolare di un bambino di sei anni, che racconta la sua esperienza di sopravvivenza. La mattina iniziò come tante altre, ma il suono dell’allarme cambiò tutto. Le maestre, con prontezza, iniziarono a far evacuare i bambini, portandoli nei rifugi sotterranei. Ma per il piccolo protagonista, la sorte aveva in serbo un destino diverso.

Le coincidenze che salvano una vita

La vita è spesso segnata da coincidenze. In questo caso, il bambino si era iscritto direttamente in seconda elementare, mentre i suoi compagni di classe, più giovani, si trovavano al piano terra, dove la tragedia colpì con maggiore violenza. Mentre scendeva verso i rifugi, si rese conto di aver dimenticato il cappotto in aula. Tornò indietro e, una volta uscito, si trovò a correre in strada, mentre le bombe già cadevano. La sua corsa lo portò a rifugiarsi nel negozio di un droghiere, proprio un attimo prima che una bomba colpisse la chiesa vicina. Un momento di pura fortuna che gli salvò la vita.

La vita dopo la tragedia

La vita del sopravvissuto cambiò radicalmente dopo quel giorno. Tornato a casa, scoprì che solo un compagno di classe era riuscito a scampare alla morte. La tragedia colpì duramente il quartiere, lasciando famiglie distrutte e un senso di colpa tra coloro che erano sopravvissuti. I genitori del bambino decisero di allontanarlo da Gorla, sentendosi in colpa per la sua sopravvivenza. Ma come si affronta un trauma così profondo? Il sopravvissuto riflette su come, nonostante il dolore, sia riuscito a costruire una vita piena di soddisfazioni, lavorando nel mondo della cultura e dell’editoria.

Riflessioni su guerra e memoria

Oggi, a distanza di ottant’anni, il ricordo di quel giorno continua a pesare. La tristezza per le vite spezzate e per i bambini che non ci sono più è un fardello che non si può dimenticare. Tuttavia, il sopravvissuto ha anche sviluppato un certo astio verso gli Stati Uniti, percepiti come un popolo che non merita di essere il portabandiera dell’Occidente. Questa riflessione mette in luce come la memoria di eventi traumatici possa influenzare la percezione del mondo e delle sue dinamiche.