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Un anniversario doloroso
Il segna una data tragica nella storia italiana, un giorno in cui la violenza della banda della Uno bianca colpì duramente lo Stato. Tre giovani carabinieri, Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, persero la vita in un attacco che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. A distanza di 34 anni, i familiari delle vittime non dimenticano e continuano a chiedere giustizia, esprimendo la loro determinazione a far luce su un caso che ha visto troppi silenzi e omertà.
Richiesta di riapertura delle indagini
Nel 2023, i familiari hanno presentato un esposto per la riapertura delle indagini, puntando il dito contro possibili complicità e coperture che avrebbero avvantaggiato i fratelli Savi, condannati all’ergastolo per i crimini commessi dalla banda. “Siamo fiduciosi che il lavoro della Procura di Bologna porterà a risultati concreti”, affermano, sottolineando l’importanza di smantellare il muro di omertà che ha ostacolato la ricerca della verità. La loro richiesta non è solo un atto di giustizia personale, ma un appello a proteggere la democrazia e la sicurezza del paese.
La lotta contro l’impunità
I familiari delle vittime non si fermano alla ricerca della verità per i loro cari, ma estendono la loro lotta a tutte le 103 azioni violente perpetrate dalla banda della Uno bianca. “È fondamentale accertare le responsabilità sui depistaggi e le connivenze che hanno permesso a questi criminali di agire indisturbati per anni”, affermano. Ogni ferito e ogni caduto rappresentano una ferita aperta nella società italiana, e la loro richiesta è un richiamo alla responsabilità collettiva. La presenza di eventuali complici e mandanti ancora liberi rappresenta una minaccia concreta per la democrazia, e la loro cattura è essenziale per garantire un futuro di giustizia e sicurezza.