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La lotta per la libertà: la testimonianza di una rifugiata curdo-iraniana

Rifugiata curdo-iraniana racconta la sua storia di libertà

Un incontro a Catanzaro per discutere dei diritti dei rifugiati e delle ingiustizie subite

Un viaggio verso la libertà

Maysoon Majidi, attivista curdo-iraniana, ha condiviso la sua toccante esperienza durante un incontro a Catanzaro, dove ha sottolineato la differenza tra rifugiati e immigrati. “Sono una rifugiata, non un’immigrata che viene per lavorare perché nel suo Paese soffre la fame”, ha dichiarato con fermezza. La sua testimonianza mette in luce le difficoltà e i pericoli affrontati da chi è costretto a lasciare la propria patria in cerca di sicurezza.

Il dramma dell’arresto e della detenzione

Maysoon ha raccontato il suo arresto, avvenuto con l’accusa infondata di essere una scafista. “Quando ho fatto lo sciopero della fame in carcere era perché non avevo avuto un’udienza e volevo che qualcuno ascoltasse la mia storia”, ha spiegato. La mancanza di un interprete e l’isolamento dai familiari hanno aggravato la sua situazione, portandola a perdere 16 chili in dieci mesi. La sua esperienza evidenzia le gravi violazioni dei diritti umani che spesso accompagnano il percorso dei rifugiati.

Un appello al rispetto e alla dignità

Durante l’incontro, Maysoon ha chiesto un maggiore rispetto per chi chiede asilo politico. “Chi chiede asilo politico nel proprio Paese non ha vissuto facilmente”, ha affermato, sottolineando l’importanza di accogliere i rifugiati con dignità. Il presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Gianmichele Bosco, ha sostenuto che la Calabria deve combattere contro i veri trafficanti di esseri umani, piuttosto che demonizzare i rifugiati. La sua posizione evidenzia la necessità di una riforma delle politiche migratorie, che spesso colpiscono ingiustamente le persone vulnerabili.