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Un impegno che non si ferma
Ogni domenica mattina, a Qualiano, un piccolo comune in provincia di Napoli, si svolge una manifestazione che ricorda Giovanbattista Cutolo, noto come Giogiò, un giovane musicista tragicamente ucciso nel 2023. La madre, Daniela Di Maggio, ha dedicato la sua vita a mantenere viva la memoria del figlio, organizzando eventi e sensibilizzando l’opinione pubblica sulla violenza giovanile. La sua lotta è diventata un simbolo di speranza e determinazione, un faro per chi crede che il cambiamento sia possibile.
La violenza giovanile e le sue conseguenze
Recentemente, la cronaca ha riportato alla ribalta un altro tragico episodio: l’omicidio di Arcangelo Correra, un ragazzo di soli 18 anni, ucciso dal cugino durante un gioco con una pistola. Questi eventi sollevano interrogativi inquietanti sulla sicurezza dei giovani e sull’efficacia del sistema penale. “Episodi come questo – afferma Daniela – ci costringono a riflettere sulla reale funzione delle carceri. Se un giovane esce dal carcere dopo aver frequentato un corso di formazione, ma non ha affrontato le cause profonde del suo comportamento, non possiamo aspettarci che cambi”.
Riforme necessarie nel sistema penale
La madre di Giogiò non si limita a lamentarsi; propone soluzioni concrete. “È fondamentale distinguere tra carcere riabilitativo e carcere ricreativo. Se non affrontiamo il problema alla radice, continueremo a vedere giovani tornare a delinquere. È ora di abbassare l’età punibile per i minori e di rivedere le leggi obsolete che non rispecchiano la realtà attuale. I ragazzi di oggi sono diversi, hanno una maturità cognitiva che supera quella dei loro coetanei di un tempo”.
Daniela chiede anche di rivedere la patria potestà, sottolineando che i genitori devono assumersi le proprie responsabilità.
Un appello alla società
Il messaggio di Daniela Di Maggio è chiaro: la società deve unirsi per affrontare il problema della violenza giovanile. “Non possiamo più ignorare ciò che accade intorno a noi. È inaccettabile che i nostri figli crescano in un ambiente dove la violenza è normalizzata. Dobbiamo lavorare insieme per creare un futuro migliore, dove i giovani possano sentirsi al sicuro e protetti”.
La sua voce risuona come un appello a tutti noi, affinché non si perda di vista l’importanza della prevenzione e dell’educazione nella lotta contro la violenza.