La fiaccolata di San Severo: un abbraccio collettivo contro la violenza di genere

Un evento toccante per ricordare Celeste Palmieri e combattere la violenza sulle donne

Un evento che segna la comunità

La città di San Severo, in provincia di Foggia, ha vissuto un momento di intensa commozione e solidarietà in seguito all’omicidio di Celeste Palmieri, una donna di 56 anni uccisa dal marito, Mario Furio, che si è tolto la vita subito dopo. La fiaccolata, organizzata dall’amministrazione comunale, ha visto la partecipazione di centinaia di persone, unite per esprimere il loro dolore e la loro determinazione a combattere la violenza di genere.

I partecipanti, con fiaccole in mano, si sono radunati davanti al supermercato in via Salvemini, luogo in cui è avvenuto il tragico evento, per poi snodarsi in un lungo corteo che ha attraversato le strade della città, culminando in piazza Municipio.

Un abbraccio collettivo per la memoria

La sindaca di San Severo, Lydia Colangelo, ha voluto sottolineare l’importanza di questo gesto collettivo, affermando: “Vogliamo che sia un abbraccio collettivo, che non si limiti al 22 ottobre, ma che continui tutti i giorni a livello psicologico e anche economico”.

Le parole della sindaca evidenziano la necessità di un impegno costante nella lotta contro la violenza sulle donne, un problema che affligge non solo la comunità di San Severo, ma l’intero Paese. La fiaccolata è stata anche un momento di riflessione e di sensibilizzazione, per ricordare che ogni gesto conta nella lotta contro questa piaga sociale.

Il simbolo della lotta contro la violenza

Durante la manifestazione, è stata allestita una panchina rossa in piazza Municipio, decorata con nastri e una corona di fiori, su cui poggiava un paio di scarpe rosse.

Questo simbolo rappresenta la lotta contro la violenza di genere e il ricordo delle vittime. La figlia di Celeste, Giusy, ha condiviso il suo dolore e la sua determinazione, affermando: “Lo faccio per i miei figli. Insegnerò loro a non accettare nemmeno uno schiaffo, perché da uno schiaffo si passa a un pugno”. Le sue parole risuonano come un monito per tutti, sottolineando l’importanza di educare le nuove generazioni a riconoscere e combattere la violenza in ogni sua forma.