L’Aia, 21 nov. (askanews) – La Corte Penale Internazionale, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, ha respinto la ricusazione di Israele per difetto di giurisdizione e ha emesso i mandati di arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex Ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Dall’Aia emesso un mandato d’arresto anche per Mohammed Deif, per il massacro del 7 ottobre 2023 che ha scatenato la guerra. Israele afferma di aver ucciso Deif in un attacco aereo, ma Hamas non ha mai riconosciuto formalmente la morte dell’oscuro capo della sua ala militare.
La decisione della Corte Penale Internazionale trasforma Netanyahu e Gallant in sospetti ricercati a livello internazionale e probabilmente li isolerà ulteriormente e complicherà gli sforzi per negoziare un cessate il fuoco per porre fine al conflitto che va avanti da 13 mesi.
Ma le sue implicazioni pratiche potrebbero essere limitate – come ricorda il quotidiano israeliano Harretz – poiché Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non sono membri della corte. Imbarazzo per i paesi europei che al contrario, in quanto membri, dovrebbero arrestare Netanyahu se si recasse a Parigi o a Roma. Nella pratica però la decisione non implica un immediato arresto di Netanyahu e Gallant. La Corte non ha una propria forza di polizia e fa affidamento sui singoli stati per arrestare le persone sottoposte a mandato di arresto. I Paesi Bassi sono stati fra i primi a confermare che arresterebbero Netanyahu qualora entrasse nel paese.
Il premier e altri leader israeliani avevano condannato la richiesta di mandati del procuratore capo della CPI Karim Khan come vergognosa e antisemita.
“Questo è un giorno buio per la giustizia”, ha scritto il presidente israeliano Isaac Herzog in un post su X.