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L'Aquila, il piccolo Tommaso D'Agostino travolto da un'auto fuori dall'asilo: condannata l'autista

Tommaso D'Agostino L'Aquila

L'Aquila, il piccolo Tommaso D'Agostino ucciso da un'auto lasciata senza freno a mano: condannata la donna alla guida

La tragedia che ha colpito il piccolo Tommaso D’Agostino, travolto e ucciso da un’auto fuori controllo dopo essersi sfrenata, davanti alla scuola dell’infanzia I Maggio alla periferia dell’Aquila, ha portato alla condanna a due anni per la donna conducente dell’auto, la 39enne Radostina Zhorova Balabanova. Inoltre è stato disposto il rinvio a giudizio per gli altri tre imputati, con accusa di omicidio stradale per tutti, a seconda delle loro responsabilità e dei diversi ruoli: queste le decisioni del giudice per le udienze preliminari del tribunale dell’Aquila, Guendalina Buccella, per ciò che avvenne il 18 maggio 2022.

L’Aquila, condannata la donna la cui auto travolse e uccise il piccolo Tommaso D’Agostino

Radostina Zhorova Balabanova, nell’andare a riprendere i figli, nella scuola frequentata anche dal piccolo Tommaso, aveva parcheggiato la macchina all’inizio della discesa che conduceva alla struttura senza tirare il freno a mano, e il mezzo era piombato su un gruppo di bambini che giocavano. La donna ha patteggiato 2 anni, mentre è stato stabilito il rinvio a giudizio per la dirigente scolastica, Monia Lai, per Bruno Martini, responsabile del servizio prevenzione dell’istituto comprensivo Mazzini di cui fa parte la scuola dell’infanzia, e per Antonello Giampaolini, responsabile del settore edilizia scolastica del Comune dell’Aquila e direttore dei lavori nell’appalto in quel complesso scolastico. I tre compariranno davanti al tribunale per il processo il prossimo 9 aprile.

Nell’incidente rimasero feriti altri quattro bambini

Nell’incidente sono rimasti feriti quattro bambini, alcuni in maniera grave, e molti di loro, sotto shock, sono stati in seguito assistiti dagli psicologi. Stando a quanto riporta l’accusa, la donna, parcheggiando la macchina in un’area esterna in discesa adibita a giochi, sarebbe uscita senza azionare il freno a mano. Secondo la ricostruzione dei periti nominati dalla Procura, l’altro figlio della donna, il bimbo undicenne rimasto sull’auto, avrebbe azionato la leva del cambio provocando il movimento del veicolo che, fuori controllo, ha investito i bambini nel cortile. Lo spazio sarebbe stato delimitato da una rete non ancorata correttamente a terra e quindi non a norma.

Le accuse agli imputati

La dirigente scolastica è stata accusata dell’omissione di inidoneità del documento di valutazione dei rischi redatto da Martini, senza prendere i provvedimenti opportuni: stando a quanto espresso dal pm, il documento di Martini, neanche sottoscritto da Lai, «era in aperta violazione dei contenuti prescritti dalla legge. Era generico e standardizzato con indicazioni di attività e rischi addirittura non attinenti alla scuola Primo Maggio e non conteneva alcuna indicazione sulla gestione degli spazi esterni su cui insisteva la strada e elevata pendenza». Lai, inoltre, avrebbe ignorato la situazione critica della strada in pendenza e il parcheggio indiscriminato di auto. Secondo l’accusa, si sarebbe resa colpevole del fatto che l’area era protetta da una semplice recinzione e un cancelletto progettato solo per impedire l’uscita dei bambini. A Martini è stata contestata l’omissione della valutazione dei rischi e la mancata individuazione delle misure di prevenzione «con negligenza imprudenza e imperizia». Giampaolini è invece accusato dell’istallazione di una recinzione non idonea alla condizione di spazio limitrofo a luogo di transito, valutando soltanto la necessità di contenimento e non quella di eliminare il rischio di investimento, pur se consapevole di tale pericolo.