Il tribunale aveva condannato Julian Assange: indagato e poi accusato dagli Stati Uniti di spionaggio, per le pubblicazioni di WikiLeaks relative alle guerre in Afghanistan e in Iraq, del 2010, e alla corrispondenza diplomatica delle ambasciate statunitensi, nota come Cablegate. Le immagini in libertà sono apparse sul web nella notte europea di lunedì 24 giugno.
Le inchieste di Assange
Il fondatore di Wikileaks ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni. L’accusa è di aver violato l’Espionage Act, una legge contro lo spionaggio: rischiando complessivamente fino a 175 anni di carcere.
Le pubblicazioni rappresentano, ancora oggi, tra i maggiori casi mediatici della nostra epoca, attraverso i quali sono stati rivelati crimini di guerra, come l’assassinio di due giornalisti della Reuters a Baghdad e di decine di persone nel bombardamento immortalato nel video Collateral Murder.
La libertà arriva dopo una accusa di spionaggio confermata in tre diverse amministrazioni statunitense: Obama, Trump e Biden. Tuttavia, grazie a un patteggiamento, che vedrà Assange dichiararsi colpevole di un capo di accusa sui 18, relativamente alla violazione dell’Espionage Act, non andrà in carcere, per via dei cinque anni che ha già trascorso nel Regno Unito.
La libertà di Assange, e il giornalismo?
Assange è giornalista, attivista ed esperto di informatica, conosciuto in tutto il mondo proprio per il suo lavoro con WikiLeaks, fondato nel 2006 come sito internet, ong e giornale online che, aveva lo scopo principale di pubblicare documenti segreti e riservati condivisi da fonti anonime. E’ stato accusato, infatti, di aver pubblicato 700.000 documenti riservati, relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010.
Se da un lato, popolazione e sostenitori, lo considerano un eroe, dall’altro, per politici e attività militari, è colui che ha svelato i segreti dei potenti.
Dopo 14 anni di lotte, la liberazione rappresenta una vittoria, per la famiglia e per il giornalismo. Tuttavia, bisogna tenere a mente che c’è ancora tanto da fare: ricostruire una società digitale diversa, nella quale domini un’informazione più libera e uno scenario politico meno soffocante.
Una libertà che, nel mondo, è sempre più minacciata come rivelato dal ‘2024 World press freedom index’ di Reporters without borders. Tra i cinque indicatori usati dai ricercatori per stilare la classifica della libertà di Stampa nei vari Paesi del mondo, quello che ha subito il calo più importante è l’indicatore politico: meno 7,6 punti in media a livello globale.