Venerdì mattina, l’Air Force Two ha toccato il suolo romano. A bordo, JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti, con la moglie Usha e i tre figli, è atterrato all’aeroporto di Ciampino intorno alle 8, atteso in Italia. La sua visita arriva con un tempismo curioso. Solo il giorno prima, la premier Giorgia Meloni aveva concluso il suo incontro a Washington con Donald Trump.
Un incontro che aveva messo in chiaro quanto solido fosse il legame tra Italia e Stati Uniti.
JD Vance in Italia: incontri con Meloni, Salvini e un’imprevista tappa in Vaticano
Il numero due della Casa Bianca JD Vance è stato accolto da una delegazione ufficiale in Italia: Irene Castagnoli, diplomatica del ministero degli Esteri italiano, Shawn Crowley, incaricato d’Affari dell’ambasciata Usa, e il colonnello Marco Angori, comandante del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare. Il suo programma romano? Un incontro a Palazzo Chigi con Meloni, di ritorno dagli Stati Uniti, e una chiacchierata con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Poi, una sosta in Vaticano, per una visita ufficiale al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede. Ma non finisce qui: Vance parteciperà anche alle celebrazioni della Domenica di Pasqua, un dettaglio che aggiunge un tocco simbolico alla sua visita.
E proprio mentre JD Vance atterrava a Roma, a Washington Meloni stava chiudendo la sua giornata con un incontro molto atteso nello Studio Ovale. Trump e Meloni, dopo un pranzo a porte chiuse, hanno ribadito la solidità dei loro rapporti. Il presidente americano non ha risparmiato elogi: “She is great,” ha detto di Meloni, definendola una persona fantastica, un’alleata fondamentale. A proposito di alleanze, Trump ha chiarito che l’Italia è uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti, non solo in Europa.
JD Vance in Italia, incontro diplomatico: quali le divergenze con il premier Meloni?
Ma i temi discussi non si limitano alla diplomazia, in ballo c’erano la gestione delle migrazioni, la spesa per la difesa, e soprattutto la guerra in Ucraina. Meloni, pur confermando la sua visione sulla Russia e sul ruolo di Putin, ha detto chiaramente di volere una pace giusta e duratura in Ucraina. “Sapete come la penso,” ha aggiunto, sottolineando la necessità di lavorare per una soluzione pacifica. Trump, invece, ha mantenuto una posizione più dura, criticando Zelensky e dichiarando che, sebbene cercherà di fermare la guerra, le capacità militari russe rendono la situazione complessa.
E c’è stato anche spazio per un siparietto interessante. Durante il discorso sulle spese per la difesa, Meloni ha preso il microfono quando la traduttrice di Trump sembrava in difficoltà. In un attimo, la premier ha tradotto lei stessa le parole del presidente, mettendo in evidenza un certo spirito di collaborazione.
In conclusione, l’incontro tra Meloni e Trump ha avuto il sapore di un rinforzo alleata, tra differenze di visioni internazionali e una volontà di trovare terreno comune. Un incontro che ha dimostrato quanto siano importanti, per entrambi i leader, le alleanze transatlantiche, anche nei momenti di difficoltà.