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Iva Zanicchi dopo la morte di Fausto Pinna: "Aveva i polmoni pieni di catrame"

Iva Zanicchi morte Fausto Pinna

Iva Zanicchi dopo la morte di Fausto Pinna: le prime parole dell'Aquila di Ligonchio.

Lo scorso 8 agosto è morto Fausto Pinna, compagno di una vita di Iva Zanicchi. L’Aquila di Ligonchio, a distanza di qualche settimana dal terribile addio, ha rotto il silenzio, raccontando gli ultimi giorni accanto al suo “Pippi”.

Iva Zanicchi, le prime parole dopo la morte di Fausto Pinna

Dopo una lunga battaglia contro il tumore ai polmoni, Fausto Pinna si è spento. E’ morto lo scorso 8 agosto, nella sua casa, accanto alla compagna di una vita Iva Zanicchi. L’Aquila di Ligonchio, intervistata dal Corriere della Sera, ha ribadito che il cancro è stato causato dal fumo:

“Ne fumava 90 al giorno, a volte ne accendeva tre insieme. La sua auto era una ciminiera. (…) Ha smesso 12 anni fa, ma era tardi, il tumore è partito da lì, aveva i polmoni pieni di catrame“.

Gli ultimi giorni di Fausto accanto a Iva

Lo scorso anno, quando le condizioni di salute di Fausto si sono aggravate, Iva ha annullato tutti gli impegni di lavoro. La Zanicchi è rimasta accanto al suo “Pippi” fino all’ultimo giorno. Pinna è morto nella loro casa, la stessa che hanno condiviso per quarant’anni, stringendo la mano della sua amata. “Appena svegli mi diceva: ‘Stamattina sei bellissima’ e magari ero un orrore, scarmigliata, con gli occhi gonfi“, ha raccontato Iva. Gli ultimi tempi sono stati complicati:

“Passava le giornate a letto, però si alzava per fare colazione con me, anche se gli costava uno sforzo tremendo, ci teneva. Poi tornava a sdraiarsi. Non voleva più ascoltare le cattive notizie, così abbiamo scoperto un canale che trasmetteva La casa nella prateria e guardavamo solo quello. Fausto si rasserenava perché lì, anche se succedono cose brutte, il bene alla fine vince”.

Iva Zanicchi: Fausto Pinna stanco di soffrire

Gli ultimi tempi Fausto Pinna è andato avanti grazie alla morfina. Ha sofferto tantissimo, arrivando a pesare 50 kg dagli oltre 100 di quando era in salute. Era stanco, molto stanco:

“Ogni tanto cedeva: ‘Prega che io me ne vada’. ‘No, tu non vai da nessuna parte, resti con me’, ripetevo e gli prendevo le mani. Non voleva andare, ma alla fine mi ha sussurrato: ‘Sono stanco’. E poi era curioso di vedere cosa c’è di là. Io no”.