Argomenti trattati
Il 19 aprile, una cittadina italiana di La Spezia e originaria di Lerici, è stata fermata in Guinea Bissau, precisamente a Ingorè, una località situata al confine con il Senegal. Le circostanze dell’arresto hanno suscitato grande attenzione. In questo contesto, gli ultimi aggiornamenti rivelano nuovi dettagli sullo stato della detenzione, alimentando la preoccupazione sia in Italia che a livello internazionale.
Italiana fermata in Guinea Bissau: chi è Valentina Cirelli
Il sindaco di Lerici, Leonardo Paoletti, ha comunicato su Facebook che Valentina Cirelli Agwineriun, attivista e imprenditrice originaria di Lerici, porta avanti in Guinea Bissau un progetto sociale di scuola materna ed elementare, iniziato da Miradas al Mundo, affiancato da un’iniziativa di turismo sostenibile legata alla cultura locale.
Italiana fermata in Guinea Bissau: gli ultimi aggiornamenti dalla Farnesina
Valentina Cirelli, l’attivista italiana arrestata in Guinea Bissau la scorsa settimana, ha dichiarato di essere in buone condizioni di salute. La notizia è stata diffusa dopo un colloquio telefonico con l’ambasciatrice d’Italia a Dakar, che si occupa anche delle questioni relative al Paese africano.
Fonti della Farnesina hanno confermato l’informazione, precisando che la 48enne, nata a La Spezia da padre italiano e madre guineana e proprietaria di un albergo, è stata arrestata il 19 aprile a Ingorè, una località situata al confine con il Senegal. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha assicurato che verranno fatte pressioni affinché Valentina Cirelli venga liberata il prima possibile.
“Chiediamo che vengano garantiti i suoi diritti e le condizioni di detenzione, continueremo a seguire il caso come facciamo con tutti i cittadini italiani all’estero”.
Dal 21 aprile, i suoi legali non sarebbero riusciti a entrare in contatto con lei. A una settimana dall’arresto, non sono ancora giunte comunicazioni ufficiali dalle autorità guineane, e non sarebbe stata formalizzata alcuna accusa.
Italiana fermata in Guinea Bissau: i motivi dell’arresto
La vicenda è iniziata venerdì mattina, quando un incendio ha devastato le strutture di estrazione a Nhinquin. Poche ore dopo, verso le 18:30, un gruppo di otto soldati si sarebbe presentato nell’hotel di Cirelli, chiedendole di seguirli al posto militare di Varela.
Nonostante un iniziale tentativo di resistenza, la donna sarebbe stata costretta a seguirli, senza poter portare con sé né il cellulare né gli occhiali, che le sono stati poi consegnati dal suo compagno, insieme ad alcuni vestiti. Una volta arrivata al posto militare, le sarebbe stato comunicato che sarebbe stata trasferita a Ingoré per essere interrogata dalla Procura della Repubblica. A Ingoré, Cirelli avrebbe trovato già detenuti il capo villaggio di Carruai, quello di Yal e quattro anziani del comitato di Cassolol. Inoltre, sarebbero state arrestate altre dodici persone, tra cui donne e giovani, ma le loro identità restano sconosciute.
L’arresto sembrerebbe essere legato a un incendio che ha distrutto le strutture di un progetto cinese per l’estrazione delle sabbie pesanti a Nhinquin. La donna sarebbe accusata di aver partecipato a proteste che hanno incluso atti di vandalismo contro la compagnia cinese.