La situazione in Medio Oriente sembra ormai pronta a cambiare.
Nelle ultime ore si è parlato di passi in avanti importanti per il raggiungimento di una tregua, ma non è tutto. Forse la notizia che ha colpito di più è stato il ritiro delle truppe israeliane presenti a sud di Gaza. Un gesto il cui motivo molti stanno ancora cercando di comprendere. Che sia un segno di distensione o c’è dell’altro?
Un ritiro non definitivo
La prima premessa da fare è che Israele ha già confermato un fatto, ovvero che il ritiro delle truppe annunciato non è definitivo.
Anzi, secondo alcune dichiarazioni delle autorità e alcune indiscrezioni pervenute ai media, questa mossa potrebbe addirittura diventare un preludio per nuove operazioni militari.
La cosa non sorprende troppo se si pensa a Rafah. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha già sottolineato più volte che l’attacco avrà luogo e nessuno sembra riuscire a fargli cambiare idea in merito, nemmeno il suo indice di gradimento sempre più basso nei sondaggi ha avuto un effetto su questa sua iniziativa.
Inizio della “terza fase”?
Sono sempre alcune fonti militari a parlare di una sorta di “terza fase” in arrivo e questo ritiro delle truppe altro non è che il suo preludio. Stando a quanto emerso da queste indiscrezioni, le forze israeliane si starebbero organizzando per dare vita a raid mirati e limitati contro obiettivi strategici a Gaza.