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Tutti i giornalisti internazionali che vogliono entrare nella Striscia di Gaza per raccontare la guerra tra Israele e Hamas, devono obbligatoriamente firmare un documento, in cui vengono declinate le condizioni imposte dall’IDF.
Accordo tra Israele e i giornali internazionali
Come riporta il TPI, tutti i reporter che si trovano nell’enclave devono rispettare le condizioni determinate dal Censore delle forze armate israeliane. Una in particolare elenca gli otto argomenti di cui non si deve fare menzione. Fra questi ci sono le armi sequestrate, le fughe di notizie dal gabinetto di sicurezza e le informazioni sulle persone tenute in ostaggio da Hamas. Il memorandum vieta anche i riportare i dettagli sulle operazioni militari, sull’intelligence, sugli attacchi missilistici in luoghi sensibili nel Paese, sui cyberattacchi e sulle visite di alti ufficiali militari sul campo di battaglia.
Il censore delle forze armate
Il documento è stato denominato “Operazione ‘Spade di ferro’, direttiva del capo della censura israeliana ai media” ed è un ordine di censura emesso dall’esercito israeliano ai media. Il testo è firmato dal capo censore delle Forze di Difesa Israeliane, il Brig. Gen. Kobi Mandelblit, nominato direttamente dal ministro della Difesa. Il Censore militare israeliano è un’unità situata all’interno della Direzione dell’Intelligence militare dell’IDF.
Il caso della CNN
I reporter accedono a Gaza unicamente scortati dall’esercito e tutti gli articoli devono essere approvati, foto comprese. Il caso della CNN e di altre testate che hanno confermato di aver sottoscritto l’accordo con Israele, è emblematico poiché mette in evidenza come i contenuti forniti possano essere stati modellati dai caporedattori israeliani e dal censore militare. I corrispondenti che si occupano della guerra nella Striscia, infatti, prima di pubblicare l’articolo devono inviarlo all’ufficio centrale dell’emittente di Gerusalemme e ottenerne l’ok.
The Intercept, in un’esclusiva pubblicata a dicembre, ha spiegato anche come siano vietati termini quali “crimini di guerra”.