Il 58enne, originario di Colleferro in provincia di Roma, all’epoca dei fatti viveva con la famiglia a Nenagh, nella contea di Tipperary.
Assolto dopo due anni di carcere in Irlanda
La vicenda è iniziata il 28 dicembre 2016, quando un amico di uno dei quattro figli lo ha accusato di violenza sessuale. L’orafo romano si è sempre dichiarato innocente, ma solo dopo due anni di carcere la Corte penale centrale di Limerik l’ha assolto. “L’accusa nei miei confronti è stata completamente inventata” ha raccontato al Messaggero “Nonostante non ci fosse un certificato medico che comprovasse le lesioni derivanti dai presunti abusi e nonostante non sia stato trovato il mio DNA sul corpo di quel ragazzo, mi hanno rinviato a giudizio“.
In quei momenti si è sentito completamente abbandonato, sia dalle istituzioni che dalla famiglia che ha creduto alle accuse.
La condanna
Secondo le ricostruzioni la presunta vittima si sarebbe presentata a casa dell’uomo il 28 dicembre facendogli delle avance. Osmari gli avrebbe quindi chiesto con fare intimidatorio di non tornare da loro. Quella stessa sera il ragazzo si è recato dalla polizia per sporgere denuncia e le forze dell’ordine hanno interpretato le frasi dette dal 58enne come delle minacce di morte.
“Una volta che si finisce in carcere, anche se poi viene dimostrata la propria innocenza, agli occhi degli altri si rimane sempre sporchi. Una macchia che nemmeno una sentenza di assoluzione lava via” ha raccontato l’uomo al quotidiano romano.
La lunga detenzione
Lorenzo Osmari è uscito dal carcere il 31 maggio 2023, senza soldi né documenti processuali. “Sono stato 7 giorni a Dublino elemosinando qualcosa da mangiare” ha dichiarato, aggiungendo “L’ambasciata si è rifiutata di accogliermi, né mi ha procurato un avvocato o un biglietto per rientrare in Italia“.
Una volta tornato in patria la situazione non è migliorata. “A Colleferro ho ritrovato i miei appartamenti occupati da nigeriani, ai quali un uomo che si spacciava per me li aveva affittati. Il paradosso è che, risultando proprietario di quegli immobili, la Caritas non mi voleva dare nemmeno un piatto di fagioli“. L’uomo, inoltre, non può vedere i figli e l’ex compagna a causa di un divieto di avvicinamento all’appartamento dove abitano.