Milano, 26 gen. (askanews) – L’adozione da parte delle aziende dell’intelligenza artificiale deve essere accompagnata da subito da un processo di gestione dei rischi, per esempio la violazione di copyright. E’ questa una delle considerazioni frutto dell’incontro organizzato da Pwc Italia a Milano per favorire il confronto tra aziende e istituzioni sulle ricadute dell’Artificial Intelligence Act, approvato a dicembre 2023, che regola l’uso dell’intelligenza artificiale nell’Unione Europea.
Si tratta del primo regolamento al mondo su questo tema e potrebbe segnare una direzione di marcia anche per altre nazioni. Il percorso è solo all’inizio. I tecnici sono al lavoro per il testo definitivo che sarà votato dagli organismi europei e che entrerà in vigore tra due anni. Obiettivo della normativa sarà di garantire un bilanciamento tra sviluppo della tecnologia, innovazione e protezione dai rischi ad essa connessa. Con un principio di base: la responsabilizzazione e l’autovalutazione delle imprese, che dovranno dimostrare di non rischiare di ledere i diritti fondamentali delle persone.
Per Alessandro Caridi, responsabile della Digital Innovation Pwc Italia, “questi incontri nascono dalla nostra volontà di stimolare il dialogo tra le istituzioni e le imprese e di utilizzare gli esiti di questi incontri anche a favore delle istituzioni che poi dovranno disegnare il sistema normativo. Dal lato impresa stiamo vedendo una grande spinta all’innovazione e all’adozione questa tecnologia. E pensiamo che questa deve essere accompagnata con un sistema di regole per gestire i rischi che sono attuali e concreti”. L’altro aspetto importante – prosegue – è che le imprese stanno adottando queste tecnologie. Ed è critico che queste inizino a ragionare sui rischi di questa tecnologia, che sono concreti: ad esempio, una violazione di privacy o di copyright sono già cose attuali”.
Saranno le imprese stesse a gestire i controlli di compliance. “La normativa – afferma Caridi – prevede che i controlli vengano spostati sugli operatori. Dunque chi importa la tecnologia, chi produce la tecnologia, chi la utilizza. E questa cosa ovviamente è critica perché introduce il concetto di filiera. E questo concetto di filiera, il rapporto tra operatori, è una cosa che deve essere gestita anche nella fase implementativa per evitare che ci sia una duplicazione di costi e comunque che il sistema rimanga efficace”.
Come promuovere un’adozione responsabile dell’intelligenza artificiale? “Noi pensiamo – replica l’esperto di innovazione di Pwc – che vada fatta una campagna di sensibilizzazione dei dipendenti per prima per capire le potenzialità di questa tecnologia, per capire anche rischi di questa tecnologia. Poi sul lato dell’organizzazione, le aziende devono iniziare un percorso di creazione di un framework di controllo, per cui disegnare le responsabilità all’interno dell’organizzazione, identificare i rischi e gestirli”. “Altro elemento fondamentale all’interno di questo processo, è proprio agire sulle persone con progetti di progettualità di upskilling: dunque formazione digitale delle persone, reskilling, dare nuove competenze alle persone che sono nelle aree che sono più soggette a questa trasformazione digitale, a questa innovazione”, osserva Caridi. “L’ultimo elemento che mi piace sottolineare è che comunque non è tutto tecnologia. C’è anche una parte, secondo me critica, che è quella di formare e avere competenze anche umanistiche. Pensiamo che le caratteristiche più importanti a livello personale e professionale siano quelle di avere delle persone flessibili, con capacità creative e di risolvere problemi e anche di pensiero critico. Tutte competenze dell’area umanistica in cui noi italiani tendenzialmente siamo molto forti”.
Quali sono i tre aspetti principali che le imprese che vogliono approcciare all’intelligenza artificiale devono conoscere? “Devono conoscere bene i rischi, che esistono e devono essere gestiti. Devono conoscere bene le potenzialità perché devono capire come gestire questa opportunità. E come formare il proprio personale. Il terzo elemento è una questione anche di tempistica. Nel senso che non dobbiamo aspettare due anni ma è una cosa che dobbiamo iniziare a fare oggi”.