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Ogni anno, in Italia, si registrano oltre 3 milioni di infortuni tra ambiente domestico e ambito lavorativo. Un numero impressionante che riflette non solo la pervasività del rischio nelle attività quotidiane, ma anche una diffusa sottovalutazione dei mezzi per prevenirlo e proteggersi dalle sue conseguenze. Nonostante la capillarità delle campagne di sensibilizzazione, la cultura della sicurezza fatica ancora a radicarsi in modo sistemico nella società civile.
Un’emergenza silenziosa tra le mura di casa
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, gli incidenti domestici rappresentano una delle principali cause di accesso al pronto soccorso, con picchi rilevanti tra anziani, bambini e donne. Le cadute, in particolare, costituiscono circa il 50% degli eventi segnalati, seguite da ferite da taglio, ustioni, avvelenamenti e soffocamenti. La casa, che per antonomasia dovrebbe essere il luogo della protezione, si trasforma così in un ambiente potenzialmente pericoloso, dove basta una distrazione, un tappeto fuori posto o un elettrodomestico difettoso per compromettere gravemente la salute.
Il dato più allarmante è la scarsa consapevolezza: molte famiglie ignorano l’esistenza di protocolli di sicurezza domestica, e ancora meno sono le abitazioni che implementano misure di prevenzione attiva. Non è solo un problema di strutture: spesso mancano formazione, informazione e un’adeguata educazione al rischio fin dalla prima infanzia.
Il primo bilancio del 2024 relativo a infortuni e malattie professionali
Dal versante lavorativo, l’INAIL ha pubblicato il primo bilancio del 2024 relativo a infortuni e malattie professionali, fotografando un contesto altrettanto complesso. Nei primi mesi dell’anno si è registrato un incremento delle denunce di infortunio, in particolare nei settori dell’industria e dei servizi. Le patologie da sovraccarico biomeccanico e da esposizione a sostanze nocive restano tra le più diffuse, insieme agli infortuni acuti legati alla movimentazione manuale di carichi e alla caduta dall’alto.
L’analisi evidenzia un ulteriore elemento di criticità: la maggior parte degli incidenti avviene per mancato rispetto delle norme di sicurezza, per inadeguata formazione dei lavoratori o per assenza di dispositivi di protezione individuale. La cultura della prevenzione resta, anche in azienda, un obiettivo ancora lontano. Il tema si intreccia inevitabilmente con quello della responsabilità del datore di lavoro e della compliance normativa, ma non solo: riguarda anche la capacità di costruire un ambiente lavorativo realmente sicuro, inclusivo e attento al benessere psico-fisico del personale.
Assicurarsi contro l’imprevisto: una responsabilità trascurata
In questo scenario articolato, sorprende il dato relativo alla bassa diffusione di coperture assicurative specifiche. Solo una minoranza della popolazione attiva, e ancor meno dei soggetti a rischio in ambito domestico, possiede una polizza contro gli infortuni. Le assicurazioni infortuni complete, che tutelano l’assicurato sia in ambito lavorativo sia nella sfera privata, restano ancora una scelta di nicchia, spesso associata a categorie professionali ad alto rischio o a livelli di reddito medio-alti.
Eppure, queste soluzioni rappresentano un baluardo fondamentale per garantire continuità di reddito, accesso a cure riabilitative specialistiche e protezione del nucleo familiare in caso di eventi invalidanti. In una società in cui la precarietà lavorativa e le fragilità sociali sono in aumento, la sottoscrizione di strumenti assicurativi adeguati dovrebbe essere considerata non un optional, ma un atto di responsabilità individuale e collettiva.
Prevenzione e formazione: le leve fondamentali
La vera sfida resta però quella culturale. Prevenire significa innanzitutto conoscere. Ogni ambiente – domestico o lavorativo – richiede un’attenta valutazione dei rischi, l’adozione di comportamenti consapevoli, la formazione continua dei soggetti coinvolti. Nel contesto domestico ciò si traduce in buone pratiche quotidiane, nella scelta di arredi sicuri, nella manutenzione periodica degli impianti. Nel mondo del lavoro, invece, si tratta di promuovere una leadership aziendale attenta alla sicurezza, investire in formazione, dotare i dipendenti di dispositivi adeguati, integrare le logiche della prevenzione nel DNA operativo dell’impresa.