Negli ultimi decenni il concetto di salute si è evoluto, spostando l’attenzione da un approccio puramente sintomatico a un altro che considera l’individuo nella sua totalità. La ricerca scientifica degli ultimi vent’anni ha difatti messo a fuoco nuovi paradigmi sull’interpretazione della realtà medica. Tale ricerca ha così permesso una visione più chiara del funzionamento dell’essere umano evidenziando le interconnessioni tra i vari organi e sistemi che lo compongono e l’ambiente che lo circonda,
In Italia sta così prendendo sempre più piede la medicina funzionale integrata, grazie all’Aimf (http://www.aimfhealth.com/), Associazione italiana medicina funzionale, senza scopo di lucro, presieduta dalla dottoressa Ida Ferrara e riconosciuta dal Ministero della Salute nel 2015 (ma già attiva da oltre vent’anni). Si tratta di una nuova metodologia della medicina, che sposta dunque il concetto di salute dai sintomi alle cause, e che considera l’individuo nella sua totalità, compreso l’ambiente, stile di vita e abitudini alimentari. Una metodologia diagnostica e di approccio terapeutico, dunque, che integra la medicina tradizionale con le più recenti scoperte scientifiche nel campo della salute. Negli ultimi vent’anni Aimf ha formato con questo approccio 8.000 medici, farmacisti, biologi, nutrizionisti, del tutto insoddisfatti di essere diventati col tempo puri “prescrittori” di farmaci, ma determinati ad andare alla fonte del malessere dei pazienti, indagandone le varie cause in maniera approfondita.
“Solo nel 2024, sono stati presenti a nostri corsi Aimf oltre 2.000 professionisti della salute, in tutta Italia- racconta la presidente Ida Ferrara, a sua volta medico chirurgo -; i farmaci, sia ben chiaro, vanno bene per le patologie acute e urgenze ma non risolvono quelle croniche – che sono il punto di svolta della medicina funzionale – come diabete, per esempio, ipertensione, stanchezza cronica”. In sintesi, riprende la presidente, “è un errore porre l’attenzione quasi esclusivamente sul sintomo e sulla risoluzione immediata di questo. Seppure necessario in situazioni di urgenza, questa attitudine ha condotto all’incremento esponenziale dello sviluppo delle patologie croniche moderne. Tutto è difatti connesso con il tutto in maniera coerente”.
Un sistema di diagnostica e cura che è caratterizzato, dunque da: personalizzazione (ogni paziente è unico), integrazione (terapie convenzionali e integrate), responsabilizzazione. “La sfida più difficile della medicina funzionale è proprio convincere il paziente riluttante a prendere le sue responsabilità e a cambiare stile di vita – aggiunge la responsabile Aimf – altrimenti non c’è guarigione”.
Cosa cambia rispetto alla medicina tradizionale? Ad esempio, una visita da un gastroenterologo Aimf, dura 90 minuti e costa 220 euro, non pochi minuti. Un consulto di medicina funzionale da una ginecologa per endometriosi – in genere la diagnostica tradizionale è fatta con ecografia e curata con terapia chirurgica e con utilizzo di progestinici – parte dalla storia di vita del paziente, stile di vita, alimentazione, e solo in seguito prevede esami genetici o ormonali, e via dicendo. Insomma, alla stessa diagnosi ufficiale non corrisponde mai una terapia uguale per differenti pazienti per risolvere problemi che in apparenza possono sembrare simili.
La medicina classica, riduzionista, risale all’800, nasce con il microscopio (organi e cellule), associa a un sintomo un farmaco, un nome, e ha cancellato le patologie croniche, perché le cura ma non permette di guarirne. La medicina deve invece affrontare le cause profonde delle malattie, contribuendo a una gestione più efficace. Non deve solo curarle ma promuovere uno stato di benessere duraturo. Sono sempre più numerosi, così, i pazienti che si visitano da uno specialista di medicina funzionale integrata, che ormai si trovano e svolgono la loro professione con tutt’altro sguardo in ogni parte d’Italia.