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Un intervento fatale
La tragica vicenda di Simonetta Kalfus, 62 anni, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sulla sicurezza degli interventi di chirurgia estetica. La donna è deceduta dodici giorni dopo aver subito una liposuzione in uno studio privato a Roma. Gli investigatori stanno ora esaminando la condotta di tre medici coinvolti nel caso: il chirurgo che ha eseguito l’intervento, un anestesista amico della vittima e un medico dell’ospedale di Pomezia, dove inizialmente Simonetta era stata portata per le complicazioni post-operatorie.
Le cause del decesso
Secondo i risultati dell’autopsia, la causa della morte è stata identificata come “una grave sepsi”, una condizione potenzialmente letale che si verifica quando il corpo risponde in modo eccessivo a un’infezione. La figlia di Simonetta, Eleonora, ha raccontato in un’intervista che la madre aveva iniziato a manifestare forti dolori e difficoltà a parlare nei giorni successivi all’intervento. Nonostante le visite in ospedale e la prescrizione di antibiotici, le condizioni di Simonetta sono rapidamente peggiorate, portandola a un coma vegetativo e infine alla morte.
La denuncia e le indagini
Dopo la morte della madre, Eleonora ha presentato una denuncia, portando i carabinieri della compagnia di Anzio ad acquisire la cartella clinica e la documentazione sanitaria relativa al caso. Gli investigatori stanno ora analizzando anche la documentazione dello studio in zona Tuscolana dove è stata eseguita la liposuzione, per verificare se tutte le procedure fossero conformi alle normative vigenti. La scoperta che il chirurgo avesse già una condanna per lesioni in seguito a un intervento di lifting al seno ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni sulla sua professionalità e sulla sicurezza degli interventi di chirurgia estetica in generale.