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Il caso di Liliana Resinovich: un omicidio da chiarire
La morte di Liliana Resinovich continua a suscitare interrogativi e preoccupazioni. Recentemente, la trasmissione televisiva “Quarto grado” ha rivelato che Sebastiano Visintin, marito della vittima, è stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta. Questo sviluppo segue l’esito di una perizia medico-legale che ha escluso l’ipotesi del suicidio, confermando invece che la sessantatreenne è stata uccisa.
La perizia, condotta dall’anatomopatologa Cristiana Cattaneo e dai suoi collaboratori, ha fornito un’analisi dettagliata di oltre duecento pagine, delineando le circostanze della morte di Liliana. Secondo i risultati, la donna sarebbe deceduta “in via di elevata probabilità” nella mattinata del giorno della sua scomparsa, il 5 gennaio, entro quattro ore dalla colazione.
Dettagli inquietanti della perizia
La perizia ha rivelato che Liliana era stata vista per l’ultima volta alle , ripresa da una videocamera di sorveglianza mentre attraversava piazzale Gioberti, vicino alla sua abitazione. Il suo corpo è stato rinvenuto in un boschetto, con dettagli macabri: la testa era contenuta in due sacchetti per alimenti chiusi da un laccetto attorno al collo, mentre il corpo era avvolto in sacchi neri per rifiuti.
Questi elementi hanno portato gli inquirenti a ritenere che la morte di Liliana non fosse un evento casuale, ma piuttosto il risultato di un omicidio premeditato. La fascia oraria indicata dalla perizia è cruciale, poiché coincide con il momento in cui la donna aveva fatto colazione, rendendo ancora più inquietante la sua scomparsa.
Le accuse del fratello e le nuove indagini
Il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, ha recentemente rinnovato le sue accuse nei confronti di Visintin, chiedendo che la magistratura indagasse su di lui per un possibile coinvolgimento nella morte della sorella. Sergio ha indicato anche altre persone vicine a Visintin, suggerendo che ci fosse un movente economico dietro l’omicidio, parlando di femminicidio a sfondo economico e di un desiderio di controllo.
In un atto depositato in procura, Sergio ha sottolineato che solo Visintin avrebbe avuto interesse a far trovare il corpo di Liliana, in quanto ciò gli avrebbe permesso di accedere all’eredità della moglie. La situazione si è ulteriormente complicata quando il Gip del tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, ha deciso di non archiviare il caso, ordinando nuove indagini e disponendo di indagare per omicidio.