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Indagini su Matteo Messina Denaro: perquisizioni negli ospedali di Palermo

Perquisizioni negli ospedali di Palermo per Matteo Messina Denaro

La Dda di Palermo indaga su medici e ospedali che avrebbero coperto il super boss.

La rete di connivenze nella sanità

La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Palermo ha avviato un’importante operazione di perquisizione negli ospedali Villa Sofia e Civico, nell’ambito di un’inchiesta che mira a svelare le coperture di cui ha beneficiato Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Al centro delle indagini vi è una rete di professionisti, tra cui medici, che avrebbero garantito supporto e protezione al noto capomafia, deceduto recentemente in carcere.

Professionisti sotto esame

Gli inquirenti, guidati dal magistrato Maurizio de Lucia, stanno esaminando diversi medici, tra cui un oculista di 69 anni, Antonino Pioppo, che ha ricoperto ruoli di responsabilità negli ospedali coinvolti. Le indagini si concentrano su come questi professionisti possano aver facilitato la latitanza di Messina Denaro, utilizzando false identità e documentazione sanitaria. La Procura di Palermo ha richiesto la documentazione sanitaria di 15 pazienti, ritenendo che le loro generalità possano essere state sfruttate dal boss mafioso.

Identità fittizie e ricette mediche

Tra le identità false utilizzate da Messina Denaro figurano nomi come Andrea Bonafede e Giuseppe Giglio, con legami a persone reali della provincia di Trapani. Gli inquirenti hanno rinvenuto nel covo del boss due ricette mediche firmate da Pioppo, risalenti al periodo tra il 2016 e il 2020, intestate a nomi utilizzati dal capomafia. Questo ha sollevato interrogativi sulla consapevolezza del medico riguardo alla vera identità dei pazienti che visitava. Messina Denaro, noto per la sua grave forma di strabismo, si sarebbe fatto visitare anche all’estero, complicando ulteriormente le indagini.

Le conseguenze delle indagini

Le perquisizioni negli ospedali e nello studio privato di Pioppo rappresentano un passo significativo nella lotta contro la mafia e le sue infiltrazioni nel sistema sanitario. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se ci siano stati comportamenti illeciti da parte dei medici coinvolti e come questi possano aver contribuito a mantenere in vita la latitanza di uno dei boss mafiosi più temuti d’Italia. La scoperta di una rete di connivenze all’interno della sanità non solo mette in luce la gravità della situazione, ma solleva anche interrogativi su come il sistema possa essere stato compromesso.