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Un intervento di routine che si complica
Il pomeriggio del 12 dicembre, la polizia locale di San Donà di Piave è stata chiamata a intervenire per un’auto finita in un fosso. Apparentemente, si trattava di un intervento di routine, ma la situazione si è rapidamente complicata. Il conducente, un 50enne di Jesolo, si trovava in stato di ebbrezza e, per cercare aiuto, ha contattato un amico di Eraclea, anch’esso ubriaco. Questo gesto ha dato inizio a una serie di eventi che hanno portato a un parapiglia con i vigili del fuoco e la polizia.
Il parapiglia con i vigili del fuoco
Quando l’amico è arrivato sul luogo dell’incidente, la situazione è degenerata. I due uomini hanno tentato di allontanarsi, ignorando l’ordine di fermarsi. Questo comportamento ha portato a un confronto diretto con le forze dell’ordine, che hanno dovuto gestire una situazione già tesa. Il primo automobilista, oltre a essere segnalato all’autorità giudiziaria, ha subito anche la sospensione della patente e il sequestro del veicolo. L’amico, nel tentativo di ostacolare i rilievi del sinistro, ha cercato di far salire il conducente in auto prima che potesse essere sottoposto all’alcoltest.
Le conseguenze legali
La situazione è ulteriormente peggiorata quando l’amico ha iniziato a dare in escandescenze, portando alla sua denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di sottoporsi agli accertamenti sul tasso alcolemico. Questo episodio mette in luce non solo il problema dell’ubriachezza al volante, ma anche le conseguenze legali che possono derivare da comportamenti irresponsabili. Alla fine, il tasso alcolemico del 50enne è stato accertato a livelli molto elevati, vicino ai 2 grammi per litro, un dato che evidenzia la gravità della situazione e le sanzioni che ne sono derivate.