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Le inchieste che mettono in difficoltà la ministra
La situazione di Daniela Santanché, attuale ministra del Turismo, si complica ulteriormente con l’apertura di tre inchieste da parte della procura di Milano. Queste indagini riguardano i gruppi imprenditoriali da lei fondati e gestiti fino al suo ingresso nel governo Meloni, momento in cui ha dovuto dismettere cariche e quote. L’ultima notizia che ha colpito la ministra è stata la proroga delle indagini notificata a lei e ad altre persone, tra cui il suo ex compagno e il fratello, riguardante la Ki Group srl, una società operante nel settore del bio-food.
La crisi di Ki Group e le sue conseguenze
Dal aprile 2019 al dicembre 2021, Santanché ha ricoperto il ruolo di presidente e legale rappresentante della Ki Group. Tuttavia, il tribunale fallimentare ha recentemente dichiarato la liquidazione giudiziale della società, evidenziando uno stato di incapacità di far fronte alle obbligazioni finanziarie. Con un passivo che supera gli 8,6 milioni di euro, la situazione è diventata insostenibile. I tentativi di concordato semplificato, che avrebbero dovuto portare circa 1,5 milioni di euro dalla capogruppo Bioera, sono stati rigettati, poiché anche questa ultima società è in crisi e dichiarata fallita.
Le dichiarazioni della ministra e il contesto legale
Nonostante le gravi accuse, Santanché si dichiara “assolutamente certa” della sua estraneità a qualsiasi addebito. Il suo legale, Nicolò Pelanda, sottolinea che l’iscrizione nel registro degli indagati è legata esclusivamente alla carica ricoperta e non a specifici reati. Inoltre, la richiesta di proroga delle indagini da parte dei pubblici ministeri dimostra che non ci sono ancora prove concrete contro di lei. Mentre le indagini su Ki Group proseguono, la ministra è coinvolta anche in altre vicende legali, tra cui un procedimento per false comunicazioni sociali legato a Visibilia, e un altro caso di truffa aggravata ai danni dell’Inps.