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Inchiesta sulla morte di Davide Garufo: omessa custodia e istigazione al suicidio

Immagine che rappresenta l'inchiesta sulla morte di Davide Garufo

Davide Garufo, noto per la sua esperienza di transizione, è morto suicida a 21 anni.

La morte di Davide Garufo e le indagini della Procura

La tragica scomparsa di Davide Garufo, un giovane tiktoker di soli 21 anni, ha scosso profondamente la comunità online e non solo. La Procura di Monza ha avviato un’inchiesta per omessa custodia di arma da fuoco e istigazione al suicidio, dopo che il giovane è stato trovato morto nel suo appartamento a Sesto San Giovanni, un comune della provincia di Milano. La notizia ha suscitato un’ondata di emozioni e riflessioni sulla salute mentale e il supporto per le persone LGBTQ+.

Il percorso di Davide e la sua identità di genere

Davide, che ha condiviso la sua esperienza di transizione di genere sui social media, ha iniziato a pubblicare contenuti ironici nel 2020, per poi aprirsi su aspetti più personali della sua vita. Ha raccontato il suo viaggio verso l’accettazione della sua identità, inizialmente presentandosi come Alexandra e successivamente come Davide, identificandosi come non binario. La sua storia ha ispirato molti, ma ha anche messo in luce le difficoltà e le pressioni che spesso affrontano le persone in transizione.

Le indagini e le responsabilità di terzi

Il procuratore della Repubblica di Monza, Claudio Gittardi, ha confermato che le indagini si concentrano sulle responsabilità di terzi nel portare il giovane a compiere l’estremo gesto. È importante sottolineare che le indagini non sono collegate ai messaggi pubblicati sui social media, dove Davide aveva condiviso la sua esperienza di vita. Tuttavia, la questione della salute mentale e del supporto sociale rimane cruciale, poiché molti giovani si trovano ad affrontare situazioni simili senza il giusto supporto.