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Il contesto dell’inchiesta
Il 26 dicembre dello scorso anno è stato un giorno cruciale per le forze dell’ordine italiane, segnando l’inizio di un’inchiesta che ha rivelato un vasto sistema di traffico di dati sensibili. Al centro di questa rete criminale si trovano figure di spicco, come l’ex super poliziotto Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, che hanno orchestrato un’operazione di raccolta e vendita di informazioni riservate. Le intercettazioni telefoniche hanno svelato dettagli inquietanti riguardo alla loro attività, compresi riferimenti a enormi quantità di dati rubati e a tecniche per distruggerli.
La raccolta di dati riservati
Le indagini hanno rivelato che il gruppo era in possesso di circa “ottocentomila Sdi” e di “sei, sette milioni di chiavette”. Questi dati, provenienti da accessi abusivi alle banche dati delle forze dell’ordine, sono stati raccolti con metodi illeciti. Le intercettazioni mostrano come i membri del gruppo fossero preoccupati per la possibilità di essere scoperti e stessero attuando misure drastiche per distruggere le prove. Utilizzando dispositivi come le “Usb killer”, cercavano di eliminare ogni traccia delle loro attività criminali.
Le implicazioni internazionali
Un aspetto particolarmente preoccupante dell’inchiesta è la possibilità che i dati rubati siano stati venduti all’estero. La Dda e la Dna stanno attualmente indagando su questa eventualità, esaminando i rapporti tra la banda e organizzazioni criminali internazionali. Inoltre, è emerso che tra i dati sequestrati vi sono informazioni classificate, tra cui documenti riconducibili all’Aise, il servizio segreto italiano per l’estero. Questo solleva interrogativi sulla sicurezza nazionale e sulla protezione delle informazioni sensibili in Italia.