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Inchiesta Save the Children: sono milioni le persone sfruttate nel mondo

Inchiesta Save the Children

Inchiesta Save the Children: cosa dice il rapporto

Al mondo esistono ancora troppe piaghe che devono essere debellate per raggiungere davvero un equilibrio di pace e di rispetto dei diritti della persona.

E’ quello che si può dedurre dall’inchiesta di Save the Children, nella quale si evidenzia che ben 50 milioni di persone vivono in una condizione di schiavitù, di cui 12 milioni sono bambini.

Inchiesta Save the Children: cosa dice il rapporto

Schiavitù e sfruttamento sono tra le parole più significative messe in evidenza dall’indagine svolta da Save the Children.

Infatti, nel suo rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” si fa luce sulla piaga del lavoro forzato, che coinvolge oltre 3 milioni di giovani vittime e al cui interno sono compresi:

  • sfruttamento sessuale;
  • sfruttamento lavorativo;
  • l’impiego forzato in attività illecite;
  • matrimoni forzati.

In particolare, la messa in atto dello sfruttamento avviene nell’agricoltura, edilizia, manifattura e lavoro domestico.

A queste “aree” si aggiungono quelle delle attività illegali e l’accattonaggio.

Una schiavitù dei giorni nostri che comprende anche i lavori forzati svolti da detenuti, oppositori politici e tutti coloro che appartengono ad una minoranza etnica o religiosa.

Un discorso a parte meritano invece i matrimoni forzati, diffusi principalmente in Asia, e che coinvolgono nella maggior parte dei casi milioni di giovani che vivono in condizioni di sfruttamento.

Il messaggio dell’inchiesta: non restare indifferenti

Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile“.

E’ questo il messaggio che la Direttrice Ricerca e Formazione di Save the Children Raffaella Milano vuol far arrivare forte e chiaro al pubblico e alle istituzioni.

Perché si tratta di un fenomeno, quello dello sfruttamento minorile che evolve velocemente ed è importante esserne consapevoli.

Per conoscere a fondo le sue dinamiche e i luoghi dove si manifesta è importante il coinvolgimento di tutte le istituzioni, da quelle di pubblica sicurezza a quelle locali, comprese quelle del terzo settore.

La stessa direttrice continua affermando che “E’ necessario che alla commozione e allo sdegno faccia seguito una azione continuativa e capillare di contrasto al traffico e allo sfruttamento degli esseri umani, nonché un impegno deciso a sostegno delle giovani vittime accolte nel sistema di protezione affinché siano accompagnate nella costruzione di un futuro diverso e libero“.