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L’inchiesta della Procura di Venezia sull’amministrazione comunale ha svelato un quadro preoccupante di illegalità diffusa, in particolare nei settori urbanistico, edilizio e nelle gare d’appalto.
Inchiesta per corruzione a Venezia
I magistrati Roberto Terzo e Federica Baccaglini, nelle loro richieste di misure cautelari, parlano di un ambiente amministrativo profondamente compromesso da pratiche corruttive. Tra le problematiche emerse si segnala anche una “corruzione ambientale” che coinvolge non solo il Comune e le sue aziende partecipate, ma anche enti come la Città Metropolitana, la Commissione Vas e l’Arpav. Lo stesso sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è tra gli indagati.
Le carte della Procura
Secondo i pm, il blind trust che dovrebbe gestire le sue partecipazioni aziendali è inefficace. Brugnaro, affermano i magistrati, non avrebbe realmente rinunciato al controllo delle sue società, che rimarrebbero nelle mani di suoi stretti collaboratori, i quali continuano a gestirle in qualità di alti funzionari comunali. Le accuse principali riguardano il perseguimento sistematico di interessi personali da parte del sindaco.
Richieste misure cautelari
Nella richiesta di misure cautelari, i pm dedicano anche un capitolo alle difficoltà intercettive incontrate durante le indagini.
Viene descritto l’uso sofisticato di tecnologie anti-intercettazione, come cambi frequenti di telefono e sistemi anti-trojan. Inoltre, alcuni funzionari avrebbero persino richiesto alla società comunale Venis l’acquisto di apparecchiature avanzate per evitare di essere ascoltati da terze persone.