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Durante l’interrogatorio di garanzia quattro degli arrestati nell’inchiesta dossieraggio e hacker, Nunzio Samuele Calamucci, Carmine Gallo, Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Tuttavia, hanno deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee davanti al Gip.
L’inchiesta dossieraggio e hacker: dichiarazioni spontanee
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Carmine Gallo, ex commissario capo della Polizia, durante l’interrogatorio di garanzia tenuto oggi davanti al giudice per le indagini preliminari di Milano, Fabrizio Filice. Tuttavia, avrebbe dichiarato spontaneamente di voler chiarire la propria posizione direttamente con il pubblico ministero:
“Sono un servitore dello stato, parlerò ai pm per dimostrare la mia innocenza“.
Anche Samuele Nunzio Calamucci, esperto informatico e considerato braccio destro di Gallo, ha scelto di non rispondere al gip, ma avrebbe dichiarato:
“L’unica cosa che posso dire, signor giudice, è che dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare“.
Giulio Cornelli, hacker di una delle società di investigazione al centro dell’inchiesta milanese sui presunti dossier illegali con informazioni prese da banche strategiche nazionali, e Massimiliano Camponovo hanno effettuato solo dichiarazioni spontanee avvalendosi della facoltà di non rispondere alle domande:
“Temo per l’incolumità mia e della mia famiglia, mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”, avrebbe dichiarato Camponovo.
L’inchiesta dossieraggio e hacker: Malerba risponde al gip
Marco Malerba, poliziotto del commissariato di Rho-Pero, sospeso con misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi, è stato l’unico tra gli indagati a rispondere alle domande del gip:
“Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori”, avrebbe detto l’indagato al giudice.
L’inchiesta dossieraggio e hacker: le ultime novità
L’ultima novità sulla rete di spie, che sarebbe stata guidata dall’ex poliziotto Carmine Gallo e dal tecnico informatico Samuele Calamucci, entrambi ai domiciliari, è che sarebbe arrivata anche all’interno del Centro Nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia Postale. Gli hackers avrebbero avuto anche una talpa che girava informazioni ricevute che riguarderebbero attività del Cnaip.
Gli indagati sono coinvolti in un’inchiesta che ha portato alla scoperta di presunte infiltrazioni nei database delle forze dell’ordine, con la centrale operativa situata in via Pattari 6 a Milano.