In carcere per un'estorsione di due euro: la sentenza

Un ragazzo di 25 anni si trova da oltre 20 mesi in carcere, dopo essere stato accusato di estorsione

Kelvin Egulbor, 25 anni originario della Nigeria, si trova richiuso nel carcere di Poggioreale, dopo una condanna in primo grado a cinque anni.

In carcere per un’estorsione di 2 euro

I fatti risalgono al 2021, quando un uomo ha denunciato il ragazzo dopo che gli aveva impedito di parcheggiare nella zona di Fuorigrotta, a Napoli, tra via Campana e via Giulio Cesare. Secondo l’accusa il 25enne gli avrebbe intimato di dargli due euro, altrimenti gli avrebbe tagliato la cappotta dell’auto. Si tratta di un giovane nigeriano senza fissa dimora, che spesso veniva aiutato dalla chiesa di San Vitale.

Si guadagnava da vivere facendo qualche lavoro in zona, oppure spazzava le strade o chiedeva l’elemosina. A suo carico anche un secondo procedimento giudiziario, avanzato dal medesimo uomo, per un’analoga richiesta di denaro, ossia 2 euro.

La difesa

In occasione dell’udienza d’Appello fissata per domani, l’avvocato del ragazzo, Salvia Antonelli, ne chiederà la scarcerazione e in subordine i domiciliari. “Non sussistono le esigenze cautelari che legittimano la detenzione in carcere” ha spiegato il legale, aggiungendo che “vi è una evidente sproporzione tra la personalità dell’imputato, il fatto in contestazione e la misura cautelare che sicuramente impedisce ad Egubor di intraprendere una seria e corretta prosecuzione del percorso di vita e di crescita formativa“.

Interviene il garante delle persone private della libertà personale

Del caso ha parlato anche Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale, che ha fatto visita a Kelvin in prigione. “È evidente, in questa vicenda, che c’è una assoluta sproporzione di pena rispetto ai fatti contestati” ha dichiarato, evidenziando come sia stata “ignorata la pronuncia della Corte costituzionale del 24 maggio scorso con la quale si dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 629 del codice penale nella parte in cui non prevede che la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente un terzo quando per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità“.