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Tutto quello che devi sapere sull'Imposta di registro dei contratti di affitto

imposta di registro sulla locazione

L’imposta di registro sulla locazione è quella tassa che accompagna il bollo. Ambedue devono essere saldate in seguito alla firma del contratto di affitto. In questo articolo, vi illustriamo come si pagano e come calcolare il loro importo nel modo corretto.

L’imposta di registro sulla locazione degli immobili è una tassa obbligatoria, che grava sulla stipula di ogni nuovo contratto di affitto. Il suo ammontare è variabile, in quanto legato al canone annuo richiesto all’affittuario. L’importo è pari al 2% del canone annuo ma non può comunque essere inferiore ai 67 euro. Questa tassa è una delle due necessarie a ufficializzare l’inizio del rapporto di affitto. Accanto a questa si richiede infatti anche l’imposta di bollo.

Scopriamo dunque come si pagano e come calcolare il loro importo nel modo corretto.

Chi è tenuto a pagare l’imposta di registro sulla locazione

L’imposta di registro sulla locazione deve essere pagata da ambedue le parti che hanno concordato il contratto di affitto: conduttore (inquilino) e locatore (proprietario). Nella pratica, molto spesso il pagamento dell’imposta si rimette al solo locatore, il quale si farà carico di entrambe le quote secondo una prassi comunemente accettata dal fisco italiano.

Attenzione quando firmiamo il contratto: nel caso in cui esso assegni al solo conduttore l’onere del pagamento dell’imposta di registro sulla locazione, la pattuizione è da considerarsi nulla. La legge, infatti, non contempla la stipula di un accordo di questo tipo. Sia per la prima registrazione sia per quelle dovute in tutte le annualità di contratto successive il pagamento spetta per metà a una parte e per metà all’altra.

Quando va pagata?

Il versamento di questa tassa va effettuato entro 30 giorni dalla pattuizione o, negli anni successivi, dalla scadenza della precedente annualità. Nel caso in cui anche solo una delle parti del contratto di affitto si astenesse dal pagamento dell’imposta di registro sulla locazione degli immobili, l’intero accordo sarebbe considerato nullo, e tanto chi affitta quanto chi abita gli spazi, diventerebbe passibile di multa.

Dal secondo anno in avanti, fino al termine del contratto, l’imposta è pari al 2% del canone annuo – salvo accordi specifici e particolari. Per quanto riguarda la prima annualità di rapporto, il minimo importo possibile è di 67 euro.

Una tabella per calcolare l’imposta

Esiste una pratica tabella che può essere utile a chiunque desideri calcolare l’esatto importo della tassa di registro. Per poterne fare uso è imprescindibile la conoscenza di un valore numerico: l’ammontare del canone dovuto annualmente. Per reperire questo dato, basta consultare il contratto di affitto, che lo riporta.

In secondo luogo, si può ricercare la tabella fornita dall’Agenzia delle Entrate. Questa riporta le modalità di calcolo, relative a ogni singola tipologia di spazio, per individuare con precisione l’importo. Al fine di portare a termine un calcolo corretto, è necessario conoscere bene le specifiche del fabbricato, ovvero la sua destinazione d’uso e le caratteristiche catastali. È infatti a seconda di queste peculiarità che si ricavano le percentuali di riferimento.

Come pagare l’imposta di registro sulla locazione

Per quanto riguarda le modalità di pagamento, si possono sfruttare sia i modelli telematici dell’Agenzia delle Entrate sia i circuiti unificati del modello F24. In quest’ultimo caso, occorre sapere quale sia il codice corretto per effettuare il versamento. Il numero di riferimento per l’imposta di registro sulla locazione è 1500. Vediamo tutti i cifrari connessi:

  • 1500: prima registrazione;
  • 1501: annualità successive alla prima;
  • 1502: cessione del contratto di affitto;
  • 1503: risoluzione dell’accordo;
  • 1504: imposta di registro dovuta per la proroga del contratto;
  • 1505: bollo per l’affitto;
  • 1506: tributi speciali e compensi connessi al rapporto di affitto;
  • 1507: sanzioni per tardiva prima registrazione;
  • 1508: interessi sulla tardiva prima registrazione;
  • 1509: sanzioni per il tardivo versamento delle annualità e degli adempimenti successivi;
  • 1510: interessi sul tardivo versamento di annualità e adempimenti successivi.

Il calcolo della percentuale di riferimento

Come spiegato dagli esperti di Affarifinanza.it, nel caso di fabbricati a uso abitativo, l’imposta di registro sulla locazione si effettua moltiplicando il 2% del canone attuale per le annualità previste sul contratto sottoscritto. Invece, in merito alle infrastrutture strumentali per natura alla destinazione commerciale, occorre specificare la situazione dell’imposta sul valore aggiunto.

Qualora il soggetto che concede la locazione dell’immobile sia passivo di IVA, la percentuale di riferimento sarà dell’1% del canone annuo. In caso contrario, si attesterà sul 2% moltiplicato per le annualità, esattamente come nel caso delle abitazioni.

Per quanto riguarda i fondi rustici, è necessario moltiplicare lo 0,50% del corrispettivo annuo per il numero di annualità sottoscritte. Per tutte le altre tipologie di immobili, ovvero quelle che non rientrano in nessuno degli insiemi fin qui elencati, torniamo ad applicare le regole già viste per i fabbricati a uso abitazione. Anche in questo caso, dunque, dovremmo moltiplicare il 2% del canone annuo per le annualità concordate. Calcolato l’importo dovuto, esso andrà diviso a metà. Un 50% sarà dovuto da chi affitta, mentre la restante metà da chi è in affitto.