Per la legge italiana non è possibile effettuare una imbalsamazione completa, anche se si possono effettuare alcuni trattamenti sulla salma. Proprio in questi giorni, in Russia, una ragazza è stata imbalsamata per errore: la povera 27enne è morta dopo due giorni di atroce sofferenza, iniettata nelle vene la formaldeide.
L’imbalsamazione umana in Italia
Per la legge italiana, l’imbalsamazione completa su un defunto è vietata, anche se è comunque possibile effettuare dei trattamenti sulla salma che consentono la sua conservazione anche per mesi. Tali trattamenti vengono effettuati in Italia soprattutto sulle salme degli stranieri, in quanto consentono la riapertura del feretro una volta che è stata realizzata la procedura di rimpatrio. Di seguito è possibile leggere la parte fondamentale dell’articolo numero 46, del 12 ottobre 1990, della Gazzetta Ufficiale, relativo all’imbalsamazione: “I trattamenti per ottenere l’imbalsamazione del cadavere devono essere eseguiti, sotto il controllo del coordinatore sanitario della unità sanitaria locale, da medici legalmente abilitati all’esercizio professionale e possono essere iniziati solo dopo che sia trascorso il periodo di osservazione. Per fare eseguire su di un cadavere l’imbalsamazione deve essere richiesta apposita autorizzazione al sindaco.”
Ragazza russa imbalsamata per errore
Proprio in questi giorni salta all’occhio un caso incredibile. Ekaterina Fedyaeva, ragazza russa di 27 anni, è morta in stato di mummificazione a causa di un grave errore dei medici. I medici le avrebbero iniettato della formaldeide nelle vene, una sostanza utilizzata appunto per l’imbalsamazione dei cadaveri, al posto di una normale e adeguata soluzione fisiologica. La madre ha raccontato l’episodio alla stampa russa: “Mia figlia è stata uccisa. Quando sono andata a trovarla dopo l’operazione aveva dolori lancinanti e vomitava. Poi ha iniziato a tremare come una foglia, l’ho coperta, ma non era freddo: aveva le convulsioni. Ho chiamato un dottore, ma nessuno veniva a vederla. Sapevano molto bene di averle iniettato veleno in corpo, ma non hanno fatto nulla per aiutarla: mi hanno solo detto di andare a casa. Volevano che tacessi mentre la formaldeide stava erodendo il suo corpo dall’interno. Quando sono tornata a parlare con i dottori, loro stavano discutendo del tragico errore, ma nessuno mi ha raccontato cosa era successo. Mi hanno detto che era in coma, che il cuore, i polmoni e il fegato avevano smesso di funzionare ed era attaccata a un polmone artificiale”. Nel tentativo disperato di salvarla, Ekaterina è stata portata in una clinica regionale, dove la madre ha saputo la terribile verità dai medici.