> > Il turbolento passato del Psd'Az scompare dalla scena pubblica.

Il turbolento passato del Psd'Az scompare dalla scena pubblica.

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Il Partito Sardo d'Azione affronta un periodo critico nella sua storia secolare, con l'addio degli ultimi tre consiglieri regionali eletti nel febbraio precedente, la mancanza di rappresentanti nell'istituzione regionale primaria e tensioni interne. Tuttavia, il segretario nazionale Christian Solinas sostiene che il partito è "più attivo e vibrante di prima". Le difficoltà sono iniziate nel 2018 con l'alleanza con la Lega di Matteo Salvini, culminando con l'elezione di Solinas come presidente della Regione. L'ultimo conflitto è stato sulla selezione del candidato presidente per le elezioni regionali. Nonostante le tensioni, il partito ha riconfermato la linea di Solinas nel suo ultimo congresso.

A partire dalla Costituente del 1946, dove Emilio Lussu e Piero Mastino furono eletti per partecipare alla stesura della Costituzione italiana, fino all’attuale scomparsa dall’Assemblea del Consiglio regionale, situazione mai verificatasi nella storia dell’autonomismo della Sardegna, si traccia l’attuale situazione del Partito Sardo d’Azione. Oggi a Roma è stata delineata la posizione provvisoria del partito, con l’addio degli ultimi tre consiglieri regionali che erano stati eletti nelle sue liste nel febbraio precedente; il partito sardista non ha più rappresentanti all’interno dell’istituzione regionale primaria. Il partito storico – il più vecchio e duraturo in Italia, fondato nel 1921 da Camillo Bellieni, Emilio Lussu e altri ex membri della Brigata Sassari – si trova in una fase critica; non la prima della sua turbolenta vita che supera oltre un secolo. Tuttavia, il segretario nazionale e ex presidente della Regione, non ricandidato, Christian Solinas, ha sottolineato che il partito “è più attivo e vibrante di prima”. La traiettoria regionale ha avuto inizio nel 2018 con l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini per le Politiche. Solinas fu eletto senatore e il capo del Carroccio partecipò poco dopo al congresso regionale del partito, suscitando critiche immediatamente dalle fazioni più a sinistra tra i sardisti. Questo ha determinato quello che i critici hanno chiamato “l’abbraccio fatale” che ha successivamente portato Solinas a concorrere ed essere eletto presidente della Regione nel 2019, il secondo dei Quattro Mori nella storia dopo Mario Melis negli anni ’80, e a guadagnare sette seggi nel Parlamento regionale. Le tensioni interne tra i consiglieri regionali del gruppo sono emerse, culminate alla fine della scorsa legislatura con l’addio di Franco Mula e Stefano Schirru.

La decisione di sospenderli è stata annunciata per Di Chessa, Maieli e Marras, rieletti nel febbraio scorso in un gruppo notevolmente ridotto. Anche Quirico Sanna, vice segretario fedele a Solinas per i passati cinque anni, ha lasciato il suo incarico. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’indicazione del candidato presidente per le elezioni regionali, decisa solo dopo un acuto conflitto con l’inflessibile Solinas che sosteneva la sua ricandidatura e i partner di centrodestra che appoggiavano Truzzu, essendo certi del calo di consensi e della stagnazione del suo governo. Durante l’ultimo congresso, di recente, il partito ha riconfermato la linea di Solinas, il quale ha definito indispensabile la questione riguardo l’opportunismo spinto e la tendenza al tramutamento delle ideologie che ha influenzato il cambio di fazione dei tre consiglieri che ora rinforzano le schiere degli Azzurri in aula.