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Il tragico episodio risale al marzo di due anni fa quando Jasmine Thomas e le figlie morirono in un’auto nei dintorni di Melbourne, date alle fiamme dalla stessa madre.
Le indagini sulla tragedia avvenuta in Australia
«Nonostante la protezione dell’infanzia e la polizia di Victoria abbiano espresso preoccupazione per la sua salute mentale, non ha ricevuto alcuna assistenza formale o diagnosi poiché non è stata valutata come gravemente malata e non desiderava impegnarsi».
Queste le parole del pubblico funzionare a cui sono state affidate le indagini del caso.
La dinamica del tragico evento
La madre delle due bambine quel giorno aveva detto al marito che avrebbe portato le figlie a mangiare a un fast food, ma uscita di casa, la donna si era diretta a un distributore di carburante dove, dopo aver comprato della benzina, era ripartita per raggiungere una zona isolata dove infine ha dato fuoco all’auto, uccidendo lei e le due bambine di tre e sei anni.
I problemi di depressione della donna morta con le figlie
La donna aveva sofferto di depressione post parto e poi, durante la pandemia Covid, la sua condizione era ulteriormente peggiorata, a tal punto da licenziarsi anche dal suo lavoro come infermiera.
Per il tribunale la madre delle due bimbe si era socialmente isolata e le sue gravi condizioni psicologiche erano sottovalutate dalla sua famiglia:
Tuttavia, il marito non ci sta e dichiara:
«Jasmine, ha fatto del suo meglio. Vorrei che avesse cercato di più aiuto. Ha lottato per interagire con le persone e fare amicizia. Forse non ne poteva più ma nel frattempo ha portato via anche i miei beni più preziosi»