Il tribunale di Lucca, in Toscana, ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla possibilità di riconoscere come figli di entrambe le madri i bambini nati da fecondazione assistita eterologa, fatta all’estero da una coppia di donne.
La notizia dell’ordinanza
Secondo i giudici la causa riguardo il riconoscimento della “bigenitorialità piena”, da parte di due donne su un figlio nato con procreazione medicalmente assistita risente di rilevanti lacune normative.
La notizia dell’ordinanza del Tribunale lucchese è stata resa nota dalla Rete Lenford, un’associazione di avvocati per i diritti LGBTQIA+, che assiste due madri nel processo per il riconoscimento della “bigenitorialità piena”.
Il Tribunale di Lucca ha sospeso il giudizio e ha trasmesso gli atti alla Corte costituzionale perché si pronunci sulla legittimità costituzionale degli articolo 8 e 9 della legge 40/2004 e dell’articolo 250 del codice civile, laddove “impediscono l’attribuzione al nato dello status di figlio anche alla madre intenzionale” e non solo a quella biologica.
L’appello alla Corte Costituzionale
Oggi, 26 giugno, il Tribunale di Lucca ha accettato la posizione della Rete Lenford, secondo cui la protezione dei figli e delle figlie di due madri non può più essere soggetta all’incertezza di disorganizzate soluzioni giurisprudenziali. Viene sottolineato però che la Corte costituzionale deve fare chiarezza, con una pronuncia che sia efficace, per tutte le coppie di madri e non solo per quelle coinvolte nel ricorso di Lucca.