Il Viminale è finalmente riuscito a completare il rimpatrio accelerato dei primi due migranti irregolari, nonostante fosse stata respinta l’idea dei giudici di Catania l’anno scorso, di trattenere alcuni migranti tunisini al centro di Pozzallo, Ragusa. Questo rappresenta un incoraggiamento per il Governo, che con un ritardo di 4 mesi rispetto alle previsioni iniziali, ha in programma di inaugurare due centri per i migranti in Albania, uno per l’accoglienza primaria a Shengjin e un altro a Gjader, destinato specificamente ai migranti sottoposti alle procedure di rimpatrio accelerate. Si prevede che i primi arrivi avranno luogo entro la fine del mese, secondo quanto riportato.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha recentemente riportato con orgoglio i primi due rimpatri di tunisini che risiedevano nel centro di detenzione di Porto Empedocle ad Agrigento. Questo gesto è stato possibile grazie alla procedura accelerata introdotta lo scorso anno, che funge da potente mezzo per contrastare l’immigrazione clandestina, inserita nel nuovo Patto per la migrazione e l’asilo dell’UE, anche grazie agli sforzi dell’Italia. La procedura consente un esame celere delle domande di protezione internazionale per gli aspiranti rifugiati provenienti da Paesi considerati sicuri. Permette inoltre di detenere i migranti in un centro specifico per un massimo di 28 giorni, al termine dei quali l’individuo viene rimpatriato o rilasciato. La convalida della detenzione deve essere eseguita da un giudice, anche se inizialmente tale facoltà non veniva concessa. Il Viminale aveva preannunciato ricorsi in Cassazione contro tali decisioni, ma in seguito ha deciso di non procedere, optando piuttosto per la modifica della norma che prevedeva un controverso deposito cauzionale di 5000 euro per gli stranieri che chiedevano asilo, punto molto contestato dalle sentenze.
Nel mese di agosto a Porto Empedocle è stata predisposta una struttura specifica per contenere una certa categoria di migranti – principalmente uomini tunisini non vulnerabili – destinati alle procedure di frontiera accelerate. I primi occupanti, tutti tunisini, sono arrivati alla fine del mese. La conferma del trattenimento è stata annunciata dai giudici della sezione di immigrazione del tribunale di Palermo, i quali in alcuni casi non hanno dato il loro assenso, ma in altri casi si. Il 31 agosto è stato dato il via libera dai magistrati di Palermo per il trattenimento di cinque tunisini. Per due di essi – i primi in assoluto – la procedura si è conclusa con il rifiuto dell’asilo e l’annuncio del ritorno in patria fatto oggi da Piantedosi.
Il governo aspira a replicare questo modello in Albania, confidando nel potente effetto dissuasivo per i migranti potenziali di un processo che inizia con il salvataggio in mare e termina con il ritorno in patria dall’Albania entro 28 giorni senza l’entrata in territorio italiano, in caso di rifiuto dell’asilo.
I lavori sui centri – con l’intervento del Genio militare italiano – sono ormai prossimi alla conclusione. L’infrastruttura nel porto di Schengjin è pronta. I ritardi si sono concentrati sull’altro sito, la precedente base aeronautica albanese di Gjader a circa 20 km di distanza, dove si stanno predisponendo tre diversi istituti: un centro per trattenere i richiedenti asilo (880 posti disponibili), un Cpr (144 posti) e un carcere (20 posti).
La messa a punto di questa complessa struttura ha richiesto più tempo del previsto ma sarà completamente funzionante entro la fine del mese.