Il Pd promuove temi legati ai diritti, mettendo l'accento sullo ius scholae a partire dall'infanzia.

La questione della cittadinanza italiana è in primo piano, con azioni diverse sia da parte del pubblico che del parlamento. Da un lato, il popolo rivendica la partecipazione tramite un referendum promosso da Più Europa, con un elevato numero di adesioni; dall'altro, nel 2024 e 2025, si prevedono discussioni in parlamento su varie leggi sull'ius soli e l'ius scholae. Il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge che promuove la concessione di cittadinanza per determinati requisiti, ma Forza Italia rimane in disaccordo. Nel frattempo, il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, continua a promuovere il referendum popolare.

La questione della cittadinanza sarà affrontata in vari ambiti.

Da un lato, c’è la richiesta di partecipazione popolare, con il referendum promosso da Più Europa che nelle ultime settimane ha raccolto un numero impressionante di adesioni (al punto da far andare in sovraccarico il sito internet). D’altro canto, abbiamo la situazione nelle Camere parlamentari: tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 saranno messe sul tavolo diverse leggi riguardanti l’ius soli e l’ius scholae.

Il Partito Democratico ha presentato una proposta alla Camera che sostiene la concessione della cittadinanza ai bambini nati in Italia (con almeno un genitore con un anno di residenza legale) e ai minori arrivati in Italia prima dei 12 anni che abbiano frequentato la scuola per almeno 5 anni, compresa la scuola materna. L’iniziativa legislativa del PD è stata annunciata dalla deputata Ouidad Bakkali, che personalmente ha avuto bisogno di 21 anni per ottenere la cittadinanza italiana: “Se avessimo avuto l’ius scholae, l’avrei ottenuta molto prima – osserva – Adesso, in linea con la maggior parte dei paesi europei, proponiamo di ridurre il requisito di residenza continua da 10 a 5 anni.

Infine, i contributi da parte di chi richiede la cittadinanza dovrebbero essere diretti al Ministero dell’Istruzione per progetti di educazione civica”. Nel mentre, diverse mozioni – inclusa quella del PD, del M5s e di Avs – dovrebbero essere dibattute presto nell’Assemblea di Montecitorio. L’opposizione attende la posizione di Forza Italia – che quest’estate aveva sostenuto l’ius scholae – ma il partito di Tajani rimane contrario: opterà per una proposta legislativa indipendente, senza allinearsi con la minoranza parlamentare.

Le fonti blu rivelano che siamo a un buon stadio di avanzamento: la proposta di legge è quasi pronta, mancano solo gli ultimi ritocchi; sarà diffusa fra i piani superiori di FI, all’interno di tutti i gruppi parlamentari e gli stakeholder e, alla fine, fra gli alleati. Tuttavia, considerando l’imminenza della sessione dedicata alla manovra, è probabile che il disegno venga presentato in aula nel 2025. Per quanto riguarda i contenuti, viene confermata l’obbligatorietà di 10 anni di istruzione per ottenere la cittadinanza e si mira a eliminare la maggior parte degli automatismi nella concessione dei diritti.

Nel frattempo, Riccardo Magi, segretario di Più Europa, promuove il referendum popolare: “La raccolta di firme prosegue a ritmo serrato, anche grazie all’attivazione di numerose figure di spicco dell’arte, dello sport, dell’intrattenimento, del campo accademico e giornalistico”, circa 300 mila firme che ora portano “l’obiettivo delle 500mila a portata di mano. Gli italiani sono molto più avanti di Meloni, Salvini, Vannacci e Tajani”, dichiara la mattina.

Dopo poche ore arriva l’annuncio: “Stavamo raccogliendo circa 10mila firme ogni ora quando il sistema pubblico per la raccolta delle firme del ministero è andato in tilt… Per circa due ore, migliaia di persone hanno cercato di firmare il Referendum Cittadinanza senza successo, ricevendo messaggi di errore dal sistema. Abbiamo subito segnalato il problema agli uffici preposti e attendiamo una risposta prossima. È tuttavia molto grave che un sistema governativo, progettato per questo scopo, non riesca a gestire il flusso di firme di queste ore”.

Nel frattempo, anche Zerocalcare, Patrick Zaki e Elena Cecchettin, sorella di Giulia, hanno firmato il referendum.