Il Mantovano ha dichiarato che Sfera Ebbasta glorifica l'uso di marijuana.

Il rapper Sfera Ebbasta menziona frequentemente l'uso della marijuana nei suoi testi. Tuttavia, la discussione sull'argomento diventa sensibile in seguito alla tragedia del 2018 a Corinaldo, dove sei persone hanno perso la vita all'attesa del rapper. Nonostante Sfera Ebbasta non fosse presente, il sottosegretario Mantovano ha confrontato l'incidente con dinamiche culturali problematiche, come quelle del radicalismo islamico. Mantovano sottolinea anche la pericolosità della cannabis odierna, che ha una concentrazione del principio attivo (Thc) del 25%. Nel 2023, l’uso di droghe è aumentato rispetto ai periodi pre-pandemici. L'Associazione Coscioni critica le attuali politiche sulla cannabis, sostenendo che il controllo dello Stato potrebbe limitare la vendita di varianti più potenti e pericolose di questa sostanza.

Il tema della marijuana, presente nei testi di Sfera Ebbasta, è complesso e carico di significato.

Il rapper la menziona dichiarando il suo consumo (“fumo erba in quantità”) e ne sottolinea l’importanza nella canzone ‘Notti’, dove esprime di averne bisogno più che per moda. Tuttavia, la questione non è da prendere sottogamba, specialmente alla luce della tragedia avvenuta l’8 dicembre 2018 presso la Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove cinque ragazzi e una madre hanno perso la vita mentre attendevano Sfera. È importante sottolineare che il rapper si trovava lontano dal luogo, quindi non si può attribuire a lui la responsabilità di quanto accaduto.

Secondo il sottosegretario Alfredo Mantovano, l’incidente è stato il risultato di un gruppo di giovani che ha utilizzato uno spray urticante per compiere furti. Mantovano ha affermato che non ha messo in discussione il valore legale degli artisti hip-hop, ma ha evidenziato il potere condizionante di certe dinamiche culturali, paragonandole a quelle che si riscontrano in contesti di radicalismo islamico, dove si alimenta l’antisemitismo. Inoltre, si osserva un incremento significativo della concentrazione di principio attivo nella cannabis: mentre quarant’anni fa il Thc si attestava tra l’1 e il 2%, oggi si è arrivati al 25%, e già livelli ridotti possono avere effetti devastanti sui giovani in fase di sviluppo.

È fondamentale procedere con cautela quando si parla di una sostanza che contiene il 25% di principio attivo: è come affermare che un litro di birra equivale a un litro di grappa, ha sottolineato Mantovano. Ha evidenziato come nel 2023 l’uso di droghe sia aumentato rispetto ai periodi precedenti alla pandemia, con 516 mila studenti, pari al 34% della fascia 15-17 anni, che hanno ammesso di aver utilizzato almeno una sostanza e il 4,5% che ne fa un uso regolare.

In merito alla cannabis, l’Associazione Coscioni critica le politiche governative, dichiarando: “Sebbene si possa considerare discutibile il parere di un sostenitore della proibizione, abbiamo messo in guardia per anni: lasciare il commercio della cannabis nelle mani delle organizzazioni mafiose non può che portarci a un incremento della sua potenza e, di conseguenza, della potenziale pericolosità. Le mafie hanno come scopo primario aumentare le vendite e offrire prodotti sempre più potenti.

Se lo Stato avesse il controllo sul mercato della cannabis, come avviene per altre sostanze, potrebbe regolare e gestire le percentuali di principio attivo secondo la normativa vigente, limitando o estromettendo dal mercato le varianti più rischiose, cosa diametralmente opposta a quanto sta facendo il Governo Meloni con la cosiddetta cannabis light.” Questa è l’affermazione di Marco Cappato e Marco Perduca, rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni.