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Il governo Meloni e l'aumento degli stipendi per i non parlamentari

Immagine che rappresenta l'aumento degli stipendi non parlamentari

Un emendamento prevede l'equiparazione degli stipendi per i membri non eletti del governo

Un governo tecnico con nuove indennità

Il governo Meloni, composto da 17 membri tecnici, tra cui 8 ministri e 9 tra viceministri e sottosegretari, si prepara a un cambiamento significativo riguardo le indennità. I ministri, tra cui Matteo Piantedosi per l’Interno e Guido Crosetto per la Difesa, beneficeranno di un emendamento che prevede l’equiparazione dei loro stipendi a quelli dei colleghi parlamentari. Questo provvedimento, che entrerà in vigore nel 2025, ha suscitato un acceso dibattito politico e sociale.

Dettagli dell’emendamento e impatto economico

Il nuovo emendamento, presentato dai relatori alla manovra, prevede una copertura finanziaria di circa 1,3 milioni di euro lordi all’anno. Attualmente, i ministri ricevono un’indennità di circa 5.000 euro, a cui si aggiungono 3.500 euro per spese forfettarie. Tuttavia, questa somma non viene erogata se i membri del governo restano fuori Roma per più di 15 giorni al mese, un vincolo che non riguarda i parlamentari. L’emendamento estende quindi questo vincolo a tutti i rappresentanti del governo, creando una parità di trattamento.

Le nuove cifre e le reazioni politiche

Secondo le stime del Sole 24 Ore, l’aumento previsto per i membri non parlamentari del governo sarà significativo: si parla di un incremento di 7.193,11 euro al mese, di cui 3.503,11 euro derivanti dalla diaria e 3.690 euro di rimborsi per l’esercizio del mandato. A queste cifre si aggiungono ulteriori rimborsi per viaggi e spese telefoniche, per un totale di circa 1.200 euro. Questa riforma ha sollevato interrogativi e critiche, soprattutto in un contesto economico difficile, dove molti cittadini faticano ad arrivare a fine mese.