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Il futuro incerto del Pd a Bologna: chiusura di sedi storiche

Immagine che rappresenta la chiusura delle sedi storiche del Pd a Bologna

Il Partito Democratico si prepara a chiudere quasi la metà delle sue sedi a Bologna, un segnale di crisi profonda.

Un drastico ridimensionamento

Il Partito Democratico (Pd) di Bologna si trova di fronte a una situazione critica che lo costringe a chiudere quasi la metà delle proprie sedi, un evento che segna un punto di non ritorno per la storica formazione politica. Secondo quanto riportato dal Corriere di Bologna, il partito ha accumulato un debito di circa 4 milioni di euro nei confronti della Fondazione Duemila, ente che gestisce il patrimonio immobiliare ereditato dal Partito Comunista Italiano (Pci). Questa situazione è il risultato di un finanziamento pubblico ai partiti drasticamente ridotto negli ultimi anni, che ha reso insostenibili gli affitti delle sedi storiche.

Le radici della crisi

La crisi del Pd a Bologna non è un fenomeno isolato, ma affonda le radici in scelte strategiche fatte quasi vent’anni fa, quando il partito è nato. Il patrimonio immobiliare del Pci, particolarmente consistente in Emilia-Romagna, non è stato trasferito al Pd, ma è stato gestito da un ente separato. Questo ha portato a una situazione in cui il partito si è trovato a dover pagare affitti per spazi che un tempo erano di sua proprietà. Con il calo dei finanziamenti pubblici, il Pd ha faticato a mantenere questi costi, portando a un accumulo di debiti che ora minaccia la sua stessa esistenza.

La reazione della base

La notizia della chiusura delle sedi ha suscitato una forte reazione tra gli iscritti e i segretari dei circoli. Molti di loro hanno espresso preoccupazione per il futuro del partito e hanno chiesto un incontro con la Fondazione Duemila per discutere possibili soluzioni. La chiusura di sedi storiche come il circolo Passepartout di via Galliera, che ha ospitato innumerevoli iniziative politiche e culturali, rappresenta non solo una perdita materiale, ma anche un colpo al morale della base. Gli iscritti temono che questo ridimensionamento possa compromettere ulteriormente l’attività politica del Pd, già in difficoltà nel mantenere il consenso tra gli elettori.